Alessandro Tassini
Il corsaro dell'Imperatrice
ISBN: 9786050311938
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Indice
Problemi ad Oriente Cutlass In rotta verso Barang Il mercante cinese Il Principe Prabang Il Sultano di Barang Questioni dinastiche La battaglia per il Palazzo Pool Ni Dun il Terribile H.M.S. Superb Lusinghe orientali
Note
Problemi ad Oriente
Una fitta pioggia autunnale sferzava le ampie vetrate del palazzo che ospitava la sede dell’India Office (1) a Londra, ed il rumore del suo scroscio giungeva, attutito da pesanti tendaggi, all’interno della grande sala in cui si trovavano quattro uomini. Due di loro vestivano l’elegante uniforme blu della Royal Navy, (2) mentre gli altri indossavano severe redingote scure. Stavano tutti in piedi davanti ad un massiccio tavolo di quercia e sui loro volti si poteva leggere la tensione, mentre i loro sguardi parevano calamitati da una grande carta geografica spiegata sulla spessa tovaglia verde. I quattro personaggi erano gli alti funzionari dell’Impero più vasto del mondo, incaricati di gestire le emergenze nel Sud-est Asiatico e toccava a loro risolvere ogni problema straordinario che sorgesse nell’area. I rapporti ricevuti dell’Agente James Fleming, che operava nella zona per conto del India Office, avevano appena segnalato che, nel minuscolo, ma strategicamente vitale, Sultanato di Barang, posto su una piccola isola nei pressi dello Stretto diMalacca, stava per scoppiare un’aspra guerra di successione. L’evento in sè non avrebbe preoccupato più di tanto i quattro dirigenti imperiali, se non fosse stato per il fatto che la salute del vecchio Sultano appariva già assai malandata ed, alla sua morte, la sua corona sarebbe andata ad uno dei suoi due figli. Questi erano Prabang, il primogenito, saggio, avveduto e bendisposto verso l’Inghilterra e Luat, il secondogenito, un giovane crudele e senza scrupoli, in combutta con i più famigerati pirati dello Stretto i quali non aspettavano altro che l’ascesa al trono del loro amico e protettore per scatenarsi contro le navi in transito. < La situazione appare già abbastanza critica e non possiamo permetterci che ci sfugga di mano. > Esordì Sir Charles Lowell, responsabile dell’Ufficio per il Sud-est Asiaticodell’India Officecon ilrango diSottosegretario di Stato. < Ma quanto sono attendibili i rapporti che avete ricevuto? > Chiese l’AmmiraglioGregory Benson- Ryce, Capo delle Operazioni nel Sud-est Asiaticodella Royal Navy. < Purtroppo lo sono al massimo livello! > Replicò Sir Lowell < Fleming è senza ombra di dubbio il nostro miglior Agente operativo…>
< In tal caso ritengo che dovremmo intervenire! Aggiungo che, sono disposto a guidare personalmente una squadra navale sul posto! > Concluse il Commodoro (3) Vincent Stanley, Capo diStato Maggiore dell’Ammiraglio Benson-Ryce. < A questo punto anch’io non vedo altra scelta…> Aggiunse Sir Henry Masters, Consigliere Reale per gli Affari Coloniali < Siamo in grado di inviare delle navi da guerra nel Sultanato? > continuò. < Certo che lo siamo! > Rispose l’Ammiraglio Benson-Ryce. < Anche se non possiamo escludere l’eventuale necessità di un’occupazione militare dell’isola… > < Non dobbiamo, però, dimenticare che una mossa del genere potrebbe attirarci il risentimento di tutti gli altri piccoli rajah della zona che, probabilmente, ci sospetterebbero di voler, in seguito, attentare anche alla loro sovranità e indipendenza… > Intervenne Sir Lowell . < Sovranità e indipendenza più che altro formali ! > Rilevò il Commodoro Stanley. < Certamente! Ma, almeno ufficialmente, riconosciute e rispettate! > Riprese ilSottosegretario diStato. < D’altra parte non rientra nei piani di questo Governo procedere all’occupazione militare di ogni lembo di terra emersa nella Penisola Malese e,a tale proposito, non abbiamo lesinato gli sforzi diplomatici per convincere i numerosi despoti dell’area che l’Impero non ha intenzione di impadronirsi di tutti i loro dannati isolotti, ma solamente di…proteggerli. > < Ma se il Sultano ci chiedesse aiuto? > Chiese Sir Masters. < In tal caso agiremmo prontamente e senza il minimo indugio... Ma dubito fortemente che lo farà! > Concluse Sir Lowell scuotendo la testa. < E allora? Che altro potremmo fare? > Riprese il Consigliere Reale . < L’intervento militare resta sempre possibile, ed apprezzo sinceramente lo spirito patriottico del Commodoro e la sua disponibilità personale…ma, pur senza scartarla, terrei per ultima una tale opzione…La soluzione ideale potrebbe essere, invece, a mio avviso, quella di trovare qualcuno, che non fosse un militare o un funzionario governativo, disposto a recarsi laggiù al fine di aiutare
le cose ad andare nel verso giusto…Un uomo esperto dei luoghi, magari al comando di una nave, che fosse in grado di influenzare le sorti della guerra civile, se dovesse scoppiare. In altre parole un irregolare che agisse per conto nostro senza, però, coinvolgere ufficialmente in alcun modo il Governo di sua Maestà…> < Purtroppo è finito il tempo dei Corsari di Sua Maestà, Sir Lowell. Siamo nel 1889! I vari Drake e Morgan (4) sono scomparsi dalla faccia della terra e non conosco nessuno, al momento, in grado di rimpiazzarli. > Disse con un sorrisetto di compatimento il Commodoro Stanley. < Lei ha sicuramente ragione, Commodoro, ma non riesco a scacciare dalla mente un’immagine colta ieri pomeriggio mentre eggiavo, come d’abitudine, lungo i docks del porto. Osservando distrattamente le navi alla fonda, sono rimasto colpito dalla sagoma ardita di un bel brigantino…(5) Mi pare si chiamasse Proteus…E adesso quella visione mi è tornata improvvisamente alla mente facendomi balenare in testa una certa idea…> < Non se ne parla neppure! > Interloquì con veemenza l’Ammiraglio BensonRyce. < Non intendo avere niente a che fare con certi…individui ! > < Non si alteri, Ammiraglio, la prego! Non penso neppure lontanamente di metterla in contatto con certa…gente. Al massimo, l’individuo in questione avrebbe a che fare solo con me personalmente ed in modo del tutto…discreto e non ufficiale. Se accettasse un certo incarico, dovrebbe…lavorare esclusivamente per me e senza alcun collegamento con la Royal Navy…> < Ci mancherebbe altro! > Intervenne con decisione il Commodoro Stanley. < Un tipo del genere collegato alla Marina di Sua Maestà! >
Continuò con un leggero sorriso Sir Lowell. < Quell’uomo è già stato…collegato alla Marina e, sempre se la memoria non mi tradisce, ha pure dimostrato di sapersela cavare… discretamente! > < Per favore, Sir Lowell, non vada oltre! Io l’ho avuto ai miei ordini e le assicuro di non aver mai più incontrato un ufficiale tanto indisciplinato, presuntuoso, arrogante…> < E…incapace o inesperto come lui ? >
< Non posso dire questo…ma non è sufficiente essere un valente marinaio per fare l’Ufficiale nella Royal Navy…> < E anche su questo sono perfettamente d’accordo con lei ! Solo che nessuno vorrebbe che fe l’Ufficiale. A me basterebbe che operasse per conto nostro allo stesso modo dei personaggi che lei ha appena citato…Detto fra noi, Drake e Morgan, in fondo, avevano caratteristiche molto simili a quelle dell’individuo in questione…> Un pesante silenzio cadde nella stanza. Dopo qualche minuto Sir Masters intervenne. < Scusatemi signori, ma non riesco a seguirvi…di che individuo state parlando? > < Del dannato Mackenzie ! > Ringhiò sordamente il Commodoro. < E chi sarebbe costui ? > < Forse…una possibile soluzione del nostro problema...> Concluse Sir Lowell con un mezzo sorriso.
Cutlass
“Ye olde mast” (6) si leggeva sull’insegna di legno raffigurante un vecchio albero maestro circondato da flutti minacciosi. Il locale era una delle numerose bettole del porto di Londra ed i suoi frequentatori abituali avevano scarse probabilità di essere invitati in qualche salotto elegante della capitale. Una spessa coltre di fumo stagnava sotto il soffitto a volte dove aleggiava anche un forte sentore di tabacco, cibo e alcool. Scoppi continui di grida e imprecazioni impedivano ogni possibilità di civile conversazione e gli ordini ai camerieri venivano impartiti per lo più a gesti. Ad uno dei numerosi tavoli occupati da gente vociante stavano seduti cinque uomini intenti a lanciare i dadi. Tre di loro non avevano l’aspetto ed i vestiti dei marinai e, dalla loro corporatura, apparivano essere scaricatori di porto. Il quarto indossava una vecchia casacca scolorita della Royal Navy ed il quinto era in maniche di camicia, con un panciotto di stoffa e portava in testa un berretto, molto vissuto, da Ufficiale della Royal Navy, ma privo di qualsiasi fregio o insegna di grado. Era un uomo alto, di oltre trent’anni, dalla corporatura snella, con folti capelli dai riflessi brunoramati che gli coprivano il collo, e col viso ornato da una fitta barba brunorossiccia. Dopo aver agitato il bussolotto di cuoio contenente i dadi lo posò capovolto sul tavolo. < Attendo le vostre scommesse, signori ! > Disse con voce pacata. I tre scaricatori si scambiarono uno sguardo e, dopo un breve cenno d’intesa, misero un sacchetto pieno di monete accanto al bussolotto. Il quarto giocatore, invece, si alzò con una smorfia di disappunto e si allontanò dal tavolo. L’uomo con la barba sollevò, il bussolotto e, finalmente, apparvero i dadi. < Diciassette! Ho vinto, signori ! Evidentemente stasera sono fortunato…> Commentò con un sorriso soddisfatto e stese la mano per raccogliere la posta. Un coltello si piantò a pochi centimetri dalle sue dita e i tre si alzarono in piedi. < Non hai vinto un bel niente…marinaio ! Hai barato ! > Urlò il più grosso dei
tre. < Ti abbiamo visto tutti > Aggiunsero gli altri. < Vi sbagliate, signori. Come avrei potuto barare? I dadi sono regolari, li avete lanciati anche voi per tutta la partita…> Rispose l’uomo educatamente. < Comunque tu hai barato e se provi a toccare le nostre monete ti apro in due come un capretto…> Rincarò minaccioso un altro scaricatore. < Mi spiace per voi, signori, ma io ho vinto regolarmente. Questo denaro mi appartiene e credo proprio che le prenderò…> Concluse con calma. Quindi sollevò il braccio destro e schioccò le dita. Immediatamente due individui dietro di lui si alzarono e si misero alle sue spalle. Erano marinai di stazza simile a quella dei tre scaricatori ma ben più muscolosi e scattanti. Uno era completamente calvo e l’altro aveva i capelli biondi raccolti in treccine che gli scendevano fino all’imponente torace. I loro sguardi erano duri e decisi e sui potenti avambracci si notavano diversi tatuaggi. Poi un terzo uomo lasciò il suo posto e si aggiunse ai primi due. Era costui un vero e proprio gigante la cui testa sfiorava le volte della bettola. La pelle bruna del suo viso, tatuata in modo singolare, ed i capelli cortissimi e neri lo indicavano come un rappresentante del bellicoso popolo dei Maori. La sua muscolatura appariva tanto imponente da far sembrare gli altri due marinai quasi mingherlini. Anche lui prese posizione dietro l’uomo con la barba e fissò gli scaricatori con un sguardo minaccioso. < Signor Moko, lei crede che abbia barato? > Gli chiese cortesemente l’uomo con la barba. La risposta fu un possente brontolio cavernoso, simile a quello di un leone, che fece improvvisamente ammutolire gli avventori dei tavoli vicini. < Il signor Moko, che è un grande esperto di dadi, non crede che io abbia barato. Ma se voi ne siete ancora convinti, potete continuare la discussione con lui…> Gli scaricatori girarono sui tacchi e guadagnarono l’uscita. Erano giunti sulla porta quando l’uomo con la barba si alzò di scatto, tolse il coltello, ancora infisso, dal tavolo, e lo lanciò mandandolo a vibrare nel legno dello stipite a due dita dalla testa di colui che l’aveva piantato vicino alla sua mano.
< Questo non l’ho vinto! Potete riprendervelo…> Aggiunse con un sorriso beffardo. Fece segno ai tre marinai di accomodarsi di fronte a lui e ordinò da bere per tutti. Dalla tasca del giaccone, che teneva appeso alla spalliera della sedia, estrasse una custodia rigida di cuoio cremisi contenente una pipa di schiuma sapientemente imbrunita il cui fornello rappresentava il volto ghignante e barbuto di un pirata con una benda sull’occhio ed il tricornosul capo. Soffiò delicatamente nel bocchino d’ambra, tagliò alcuni pezzi di tabacco da una treccia e la caricò. Stava per accenderla quando un uomo si fermò davanti a lui porgendogli una busta. < Il mio padrone vorrebbe vederla subito, capitano ! > Disse il nuovo venuto che indossava una ricca livrea. < Ho la carrozza pronta qui fuori…> L’uomo con la barba aprì la busta e ne trasse un biglietto. Dopo averlo letto assentì lentamente con il capo. Poi si rivolse ai tre marinai. < Ci vediamo più tardi a bordo…> Prese con sè un lungo bastone da eggio con il pomolo d’argento massiccio a forma di teschio con tibie incrociate, indossò il giaccone ed uscì. La carrozza lo condusse in un quartiere residenziale e si fermò davanti ad un sontuoso palazzo circondato da un grande giardino. Aveva smesso di piovere, ma un forte vento agitava ancora gli alberi. Il marinaio si chiuse il giaccone, si calcò in testa il berretto, s’infilò il bastone sotto il braccio e seguì l’uomo che l’aveva contattato al porto. Venne introdotto in un ampio studio arredato con estrema cura. Un distinto signore, seduto alla scrivania, al suo ingresso, si alzò e gli disse: < Benvenuto, capitano Mackenzie! Sono lieto che abbia accettato il mio invito. Posso offrirle qualcosa da bere? > < Whisky, grazie. > L’ospite prese una raffinata bottiglia di cristallo lavorato, versò due abbondanti razioni di whisky in alti bicchieri della stessa fattura e ne porse uno al capitano. Questi fece roteare leggermente il liquore ambrato, lo annusò e ne bevve un piccolo sorso.
< Ottimo veramente. Scozzesedi puro malto…i miei complimenti, signore! > < Lei sa chi sono io? > < Ho letto il suo nome sul biglietto, signore, ma non ho l’onore di conoscerla… Mentre, vedo che lei è al corrente della mia identità…> < Bene, allora mi presento…Sono Sir Charles Lowell, Responsabile dell’Ufficio per il Sud-est Asiatico dell’India Office.> < Onoratissimo, signore! Mi perdoni, ma a cosa debbo il privilegio della sua chiamata ? > < Non abbia fretta, capitano… Le fornirò ogni spiegazione a tempo debito, ma prima desidererei approfondire alcuni punti... Se vuole può fumare. Gradisce un sigaro? > Chiese mettendogli davanti una grossa scatola intarsiata di legno di cedro . < Se non le spiace preferirei la mia pipa che ho già caricato…sempre che non la disturbi l’aroma del tabacco forte da marinaio…> < No, non particolarmente! Lo conosco bene perché sono stato anch’io per mare…tanto tempo fa…> Sir Lowell prese da un cassetto della scrivania alcuni fogli, inforcò un paio di occhiali e iniziò. < Mi permetta, innanzitutto, di verificare se le informazioni che ho su di lei sono corrette. Dunque…Capitano Dirk Cutlass Mackenzie, nato a Edimburgo, da famiglia agiata, nel 1854, ultimo di quattro fratelli. Ha compiuto studi irregolari ma approfonditi nei campi che la interessavano. Già Ufficiale della Royal Navy, col grado di Sottotenente di Vascello, ha dovuto lasciare la Marina per aver colpito un superiore nel corso di un’azione di guerra. Dopo questo episodio si è imbarcato su varie navi mercantili, prima come ufficiale e, infine, come capitano dimostrando sempre grande coraggio ed estrema competenza. Attualmente è Comandante e unico proprietario del Proteus, un bel brigantino a palo, in questo momento alla fonda nel porto di Londra. Detto fra noi, circolano strane voci su come si sia procurato il capitale necessario all’acquisto della sua nave anche se nessuna irregolarità è mai stata riscontrata a suo carico. A proposito, se mi permette una domanda personale e, forse,un po’…indiscreta. Dove ha trovato il
denaro che le serviva per il Proteus ? > < Dove ce n’era ! > < Capisco…! Lei mi conferma quanto ho letto finora? > < Senza alcuna difficoltà! > < Mi dica, capitano, lei conosce la zona dello Stretto di Malacca?> < Ci sono stato….> < E…sarebbe disposto a tornarci per me? > < Intende finanziare una spedizione commerciale, signore? > < Beh…si e no. Potrei facilmente organizzare una spedizione commerciale, diciamo…ufficiale, ma il mio vero scopo, al momento, sarebbe in realtà, un altro. > < E quale, se non sono, a mia volta,…indiscreto? > < Cosa ne sa della situazione politica nel Sultanato di Barang? > < Assolutamente nulla! Non mi interesso di politica. > < Posso aggiornarla io. Attualmente nel Sultanato c’è un certo fermento. La salute del vecchio Sultano è malferma e, alla sua morte, potrebbe scoppiare una sanguinosa guerra civile. Sappiamo che una parte della Corte è favorevole al Sultano e quindi, indirettamente, all’Impero, mentre un’altra parte è in combutta con i pirati dello Stretto. Se quest’ultima riuscisse ad avere il sopravvento, la zona verrebbe trasformata in un vero e proprio inferno per le navi in transito…> < Invii sul posto qualche cannoniera (7) e risolverà il problema. > < Si. Ho pensato anche a questo, ma per motivi, diciamo di…opportunità politica, preferirei evitare, almeno per il momento, tale soluzione. Mi servirebbe, invece, qualcuno, non implicato ufficialmente con la Royal Navyo con il Governo di Sua Maestà, che si recasse laggiù e…desse una mano alla parte giusta al fine di evitare che gli amici dei pirati possano prendano il potere. >
< E magari, signore, lei ha pensato che quel qualcuno potrei essere io…> < Credo che lei abbia interpretato correttamente il mio pensiero! > < Forse dovrei sentirmi lusingato dalla sua proposta, signore, ma temo di non poterla accettare per varie ragioni. Innanzitutto il mio equipaggio non è formato da militari ma da semplici marinai non addestrati al combattimento…> < Ed il soprannome Cutlass da dove le deriva? > Chiese ironico Sir Lowell. < Se non sbaglio, una cutlass è una sciabola d’arrembaggio…> < Intende dirmi che, a causa del mio soprannome, lei mi considera una specie di…pirata? In questo caso dovrei essere più interessato ad unirmi a loro, piuttosto che a combatterli…> < Non mi fraintenda,capitano ! Intendevo semplicemente rammentarle le dicerie che spiegherebbero il suo…soprannome. Sicuramente si tratterà solo di fandonie di marinai ubriachi, ma…si vocifera che il suo equipaggio non sia del tutto nuovo al combattimento…> < Se i miei uomini si sono battuti possono averlo fatto solo per…una giusta causa! > < Certo, certo! Ma, forse, anche in questa impresa sarebbe possibile ravvisare una…giusta causa… E molto interessante anche…> < Quanto…interessante ?> < Diciamo…con un interesse di 5.000 sterline! > < Una causa decisamente…apprezzabile…in fondo! > < Si. Lo penso anch’io…Inoltre ci sarebbero altre 500 sterline per lei personalmente ! > < Supponendo, per un momento, che io accettassi, ci sarebbero anche altri problemi. Sul Proteus non siamo attrezzati per il combattimento e non disponiamo di un armamento adatto. > < Non dovrebbe preoccuparsi per l’equipaggiamento…militare. A quello
penserei direttamente io…ed anche al carico da trasportare perché tutto dovrebbe apparire assolutamente regolare…Ovviamente è inteso che mi impegnerei anche a tutelarvi da ogni possibile conseguenza di tipo…legale. > Mackenzie stette in silenzio tirando profonde boccate dalla pipa e fissando il vuoto. < Allora, capitano,…cosa ne dice della mia proposta ? > < Indubbiamente presenta elementi di notevole interesse, ma prima di accettarla dovrei sottoporla anche al mio equipaggio. I miei uomini si fidano ciecamente di me ma non mi sentirei di coinvolgerli, a loro insaputa, in una spedizione come questa che presenta, assieme ad indubbi vantaggi economici, anche seri rischi. Naturalmente spiegherei loro il piano solamente nelle sue linee essenziali senza fornire alcuna informazione precisa e, comunque, vincolandoli alla più rigorosa…discrezione sull’argomento. > < D’accordo! Quando pensa di potermi dare una risposta definitiva? > < Domani sera tornerò da lei con la mia risposta, signore! > La mattina successiva sul Proteus venne chiamata l’adunata generale. L’equipaggio fu riunito sul ponte e Mackenzie iniziò a parlare: < Ieri sera mi è stato proposto un contratto che mi è sembrato particolarmente… interessante! Avrei potuto decidere da solo se accettarlo o meno, ma poiché presenta alcune…difficoltà preferisco decidere solamente dopo aver sentito il vostro parere. Resta inteso che quanto ci diremo adesso non deve uscire da questa nave per nessun motivo. Non ne dovrete parlare con nessuno. Né con esseri umani, né con…animali di alcun tipo e nemmeno…in confessione! > Una sonora risata sottolineò le sue ultime parole. < Ve la dico in breve! Si tratterebbe di andare per mare in un certo posto con un carico…particolare e, una volta arrivati consegnarlo ai destinatari…> < Tutto qui? > Chiese con voce stentorea Grendhal il massiccio secondo timoniere norvegese alto e imponente come un orso polare. < Fondamentalmente tutto qui, Grendhal ! >
< Se si trattasse solo di un trasporto…particolare non avrebbe chiesto il nostro parere, capitano. Dov’è nascosta la fregatura? > Intervenne il terzo nostromo Anderson, uno scozzese di Glasgow svelto di mente e di braccio.< La solita dannata diffidenza scozzese eh?…D’accordo, Anderson, la fregatura sta nel fatto che…qualche…gentiluomo potrebbe fare di tutto per impedirci di effettuare la consegna. E’ chiaro adesso? > < Potrebbe fare di tutto…quanto? > Chiese il primo timoniere Berland, anche lui norvegese detto Iceberg per la sua stazza. < Tanto da impedire che qualcuno di noi possa tornare a riva? > < E’ possibile! > Rispose Mackenzie gravemente. < Per questo voglio sapere se ve la sentite…> < E…il bottino? Quale sarebbe la contropartita? > Intervenne Jones, l’agile gabbiere (8) di Liverpool . < Consistente, ragazzi…consistente ! Altrimenti non avrei nemmeno considerato la proposta. Tanto consistente da permettere, alla fine, a qualcuno di voi di cambiare mestiere, se lo volesse…e tutto in moneta sonante ! E…se non bastasse…tutto perfettamente legale con tanto di contratto scritto ! Adesso discutetene fra di voi mentre io vado in quadrato (9) con gli altri Ufficiali. Quando tornerò sul ponte il primo nostromo Bard mi comunicherà la vostra risposta. > Mackenzie si ritirò con i suoi due Ufficiali nel quadrato e, dopo aver fornito loro maggiori ragguagli, chiese cosa ne pensassero. < Se l’equipaggio è d’accordo, per me va bene ! > Disse il Secondo Ufficiale Rowley, un irlandese alto e taciturno su cui il capitano faceva grande affidamento. < Anche per me! > Aggiunse Granger, il Terzo Ufficiale, un giovane australiano che aveva già dimostrato carattere deciso e ottime qualità marinaresche. < Bene, signori. Allora beviamoci sopra e poi torneremo sul ponte. > Concluse il capitano. L’equipaggio aspettava in silenzio, con gli occhi rivolti al cassero,(10) l’arrivo
dei tre Ufficiali. < Primo nostromo Bard, posso sapere la decisione dell’equipaggio? > Chiese Mackenzie. < L’equipaggio è d’accordo, signore. Il contratto si può accettare! > < E così sia! > Concluse solennemente il capitano. < Adesso tornate alle vostre mansioni e preparatevi a mollare gli ormeggi…ma ricordate che se uno solo di voi si lascia sfuggire qualcosa e il contratto va a monte…dovrà vedersela con me! > Nel palazzo di Sir Lowell tutto si svolse come la sera precedente e, dopo rapidi convenevoli e un nuovo assaggio di whisky, questi chiese al capitano l’esito del suo colloquio con l’equipaggio. < Hanno accettato, signore…ma adesso sono io che le pongo alcune condizioni...> < Sentiamole! > Rispose Sir Lowell irrigidendosi. < Allora, la prima riguarda l’equipaggiamento…militare. Dato che nessuno dovrà per alcun motivo associare la nostra presenza alla Royal Navy, le armi di cui disporremo non dovranno essere quelle in dotazione alla Marina. > < Un saggio accorgimento ! > Ammise Sir Lowell. < Ma questo problema sarà di facile soluzione. Domani stesso potrà recarsi al porto, presso l’ufficio di Mr. Walker che le fornirà tutte le armi di cui avrà bisogno a sua completa scelta e discrezione. C’è altro? > < Si. Una richiesta personale ed…inderogabile. Se la missione andrà a buon fine voglio essere reintegrato con il mio grado nella Royal Navy,…ovviamente non come Ufficiale Effettivo, ma della Riserva! > < Questo potrebbe rappresentare un problema più arduo da risolvere, visto il vivo entusiasmo con cui l’Ammiraglio Benson-Ryce ed il Commodoro Stanley, che lei ben conosce, hanno accolto la mia idea di servirmi di lei ! Ma le do la mia parola che farò tutto quanto è in mio potere per farla riammettere. > < Mi scusi, signore, ma non mi basta. Voglio un suo impegno scritto a margine
del contratto! > < Quale contratto? > < Quello che lei gentilmente mi firmerà…Se dovessi rimanere ucciso non voglio che i miei uomini corrano il rischio di non essere pagati o…peggio ! > < Ma si rende conto dell’enormità di quello che mi sta chiedendo? Io, un membro del Governo di Sua Maestà dovrei firmare un contratto con un…> < Pirata? No di certo ! Meglio concedermi una specie di…patente di corsa (11),come ai buoni vecchi tempi della Regina Elisabetta…non le pare, signore ? > Sir Charles Lowell prese la scatola dei sigari, ne scelse uno con cura e lo accese lentamente. Soffiò fuori il fumo e finì il proprio bicchiere di whisky. Quindi fissò lungamente negli occhi Mackenzie e disse: < D’accordo, capitano. Le firmerò il contratto con tutte le clausole di cui abbiamo parlato…ma voglio, a mia volta, porle una condizione…> < Sarebbe? > < Mr. Walker si imbarcherà sul Proteus e verrà con voi ! E’ il mio uomo di fiducia, un ottimo Agente operativo ed è abituato ad andare per mare…Non le creerà alcun fastidio…anzi potrà forse risolverle qualche problema una volta sul posto. > < Come desidera, signore! Adesso, se non ha nulla in contrario, non ci resta che stendere il contratto e gli altri documenti che stabiliscono tutti i termini della… spedizione. > Lavorarono alacremente fino all’alba e, Sir Lowell, dopo avergli consegnato una grossa busta contenente gli atti che avevano appena compilato, gli disse: < Da questo momento, capitano, lei lavora per me! Veda di organizzarsi in modo da partire al più presto. Non deve più tornare in questa casa o cercare di contattarmi in alcun modo a meno che la richiesta non parta da me. Per ogni possibile chiarimento o istruzione si rivolgerà a Mr. Walker che farà da tramite fra di noi e mi rappresenterà in ogni circostanza. E’ tutto chiaro, capitano? >
< Cristallino, Sir Lowell! > < Bene! Allora non mi resta che augurarle buona fortuna! > < Grazie signore. Penso che ne avrò bisogno! > La mattina stessaMackenzie si recò presso l’ufficio di Mr. Walker ospitato in una grande costruzione squadrata, in mattoni rossi, che si affacciava sulla banchina Est del porto. Sulla facciata del fabbricato campeggiava la scritta Oriental Trade Company. Entrò nell’ufficio a piano terra dove due robusti impiegati sembravano intenti a compilare documenti di navigazione e chiese di Mr. Walker. Uno di loro si alzò e l’accompagnò in un altra stanza dove trovò un uomo seduto alla scrivania che stava studiando una carta nautica fumando la pipa. L’impiegato si ritirò subito e Mackenzie iniziò: < Mr. Walker, suppongo... > L’uomo volse lo sguardo verso di lui, si tolse la pipa di bocca e si alzò. < Lieto di fare la sua conoscenza, capitano…l’aspettavo ! > Disse tendendogli la mano. Mackenzie notò con piacere che la stretta dell’uomo, di età e corporatura simile alla sua con folti capelli biondi e vivaci occhi azzurri, era forte e decisa. < Possiamo parlare liberamente? > < Certo! I muri di questo edificio sono molto spessi ed il personale assolutamente fidato. > < Bene, allora, cominciamo dal carico…quando e dove possiamo imbarcarlo? > < Stanotte! Ormeggerete il Proteus qui davanti e potrete sistemarlo a bordo. > < In cosa consisterà? > < Pezze di stoffa, barili di liquori e tabacco, stoviglie, vasellame, attrezzature agricole e nautiche e diverse casse di libri…> < Libri? Forse Bibbie? > Chiese con un sorriso ammiccate Mackenzie.
< Proprio così…Bibbie di Beecher…(12) replicò sornione Walker. < Abbiamo pensato che fosse meglio fornire anche qualche conforto religioso a coloro che andiamo ad aiutare! > < Mi piacerebbe dare un’occhiata a queste nuove…edizioni…> < L’accontento subito…Se vuole seguirmi…> Si spostarono nei magazzini della ditta e Walker gli fece strada fino ad una stanza chiusa da una pesante porta di legno rinforzata da sbarre di ferro. Aprì la serratura con una grossa chiave e si rinchiuse la porta alle spalle. < In questi locali custodiamo le armi che la nostra diplomazia ritiene di poter fornire ai suoi alleati o sostenitori esteri quando non desidera essere implicata direttamente in eventi che avvengono al di fuori delle pertinenze dirette dell’Impero. Alcune di queste armi sono modelli già in dotazione alle nostre Forze Armate o di Polizia, altre sono di produzione straniera e, quindi, non riconducibili a noi. Nel caso previsto dalla nostra…missione ho pensato di servirmi di armi americane strutturalmente più adatte alla corporatura degli eventuali utilizzatori…> Precisò Walker. Diverse casse stavano ammonticchiate per terra ed una era aperta. Mackenzie si avvicinò e potè vedere al suo interno file di Bibbie nuove ordinatamente sistemate. Walker prese uno strano oggetto che pareva un coltello dalla lama larga ma senza punta. Lo inserì delicatamente in un bordo della cassa e fece leva. Il ripiano contenente le Bibbie si alzò e Walker lo sistemò sopra una delle casse chiuse. < Ecco, capitano, adesso può dare un’occhiata alle ultime edizioni…> Mackenzie si avvicinò alla cassa e ne trasse una carabina Spencer da Cavalleriacalibro 56,mentreWalker spiegava : < Queste carabine sono leggere e maneggevoli, hanno un rinculo mite, un buon potere d’arresto e contengono 7 colpi nel serbatoio…I Confederati (13), durante la Guerra Civile Americana, le definivano:”quei maledetti fucili Yankee (14) che si caricano la domenica e sparano per tutta la settimana”. Per approntarle al fuoco si utilizza un’asta di caricamento a molla contenente i 7 colpi che va infilata nella parte posteriore del calcio. Quindi si mette in canna il primo colpo e si sparano gli altri armando il cane e abbassando e rialzando la leva di
caricamento. Ogni soldato porta con sé un contenitore con dentro fino a 13 aste già caricate per un totale di 91 colpi. La abbiamo acquistate direttamente dalla ditta Winchester che ha rilevato la Spencer dopo il suo fallimento. Sono nuove di fabbrica, ogni cassa ne contiene cinquanta pezzi e ne abbiamo dieci pronte in magazzino. Crede che potrebbero andare bene anche per armare il suo equipaggio? > < Forse…Ma durante il mio ultimo soggiorno in Canada, un mio parente, Ufficiale della Polizia a Cavallo del Nord Ovest, le famose Giubbe Rosse, mi ha fatto provare una delle loro carabine Winchester 1876 in calibro 45-75. Mi ha riferito che i suoi uomini erano pienamente soddisfatti di tali armi e anch’io, provandole, ne sono rimasto molto favorevolmente colpito. Mi piacerebbe averne una cassa da distribuire all’equipaggio…> < Penso di poterla accontentare…> Si avvicinò ad un'altra pila di casse e ne recuperò una spostando tutte le altre. L’aprì e ne mostrò il contenuto a Mackenzie. < Si riferiva a queste carabine? > < Esattamente! > Rispose il capitano, soddisfatto, prendendone in mano una. Dopo averla esaminata, commentò : < Sembra nuova…> < E’ nuova ed è appena arrivata dagli Stati Uniti ! Fa parte di una partita che contavamo di spedire in Canada… ma, se le carabine sono di suo gradimento può portarle a bordo. Noi ne ordineremo subito delle altre…> < Bene, adesso diamo un’occhiata alle pistole…> Walker si avvicinò ad un’altra cassa, l’aprì e ne posò il contenuto su un massiccio tavolo. < Anche in questo caso, mi sono orientato verso prodotti americani…> Puntualizzò . < Ottima scelta! Prenderò una decina di queste Remington New Model Army &
Navy calibro 44e altrettante Pocket Model calibro 36… > < Vedo che se ne intende di armi da fuoco, capitano… > Osservò con un sorriso compiaciuto Walker < Ma anche lei come esperto non scherza, Mr. Walker...> < Beh, effettivamente…per me era una necessità…professionale conoscerle.> < Esercito o Marina? Ah, senz’altro Royal Navy…Sir Lowell mi ha detto che è stato per mare…> < Si...Ero Tenente dei Royal Marines…> < Ah! > Esclamò Mackenzie ammirato. < Mi fa molto piacere avere un Marine a bordo. E, a tale proposito, visto che dovremo are un bel po’ di tempo assieme, cosa ne direbbe di usare un linguaggio meno formale fra di noi? > < Mi chiamo Robert, Bobby per gli amici…> – Rispose Walker con un cordiale sorriso. < Io sono Dirk, ma a bordo chiamami capitano…Sai com’è…la forma, durante la navigazione, va sempre rispettata…> Replicò Mackenzie rispondendo al suo sorriso. < Adesso dammi una cassa di armi bianche assortite e poi vediamo di dare un po’ di peso al Proteus…> < Cosa cerchi in particolare? > < Vorrei qualche pezzo che potesse andare bene sia contro le imbarcazioni che contro gli uomini…> < Ho qui una batteria di quattro carronate, (15) due da 24 e due da 32 libbre, brandeggiabili a mano che potrebbero farti comodo…Non sono pezzi modernissimi, ma restano estremamente efficaci…adesso te li mostro…> In un locale attiguo trovarono i pezzi d’artiglieria, neri e massicci come bulldog montati su affusti muniti di robuste ruote. < Ottimi veramente! Sono certo che si riveleranno senz’altro utili…> Commentò Mackenzie. < A questo punto non ci rimane che rifornire tutte le armi con
abbondante munizionamento e…un momento! Cosa sono questi? > Chiese dopo aver aperto un’altra cassa . < Sono degli shotguns Remington americani e alcuni sostengono che, in realtà, siano state queste le armi che hanno permesso ai pionieri la conquista del Wild West. Sembrano normali doppiette, ma sono molto più robuste, hanno le canne accorciate e cilindriche e possono sparare sia palle singole che pallettoni…> < Prenderò anche questa cassa! > Le operazioni di carico avvennero la sera stessa, nel massimo silenzio e furono favorite da una fitta nebbia giallastra che era calata sui moli. L’equipaggio del Proteus si mosse con alacrità e competenza. Per prime vennero stivate le numerose casse contenenti le armi e le munizioni e, sopra di loro, furono sistemate tutte le altre merci che formavano il carico vero e proprio in modo da poter superare qualsiasi controllo in cui il brigantino fosse incappato. Quando i primi chiarori lattiginosi dell’alba iniziarono ad invadere il cielo, il Proteus mollò gli ormeggi e scivolò silenzioso sull’acqua in direzione del Canale della Manica.
In rotta verso Barang
Navigarono al largo delle coste si e portoghesi filando a tutta velocità con le vele spiegate e, dopo qualche giorno attraccarono a Gibilterra. Qui si rifornirono e, senza perdere tempo, veleggiarono di nuovo attraverso il Mediterraneo fino al Canale di Suez. La via era stata aperta da alcuni anni e consentiva di evitare il rischioso periplo dell’Africa e di guadagnare lunghi mesi di navigazione. Entrarono nel Mar Rosso e fecero sosta al porto di Aden. All’equipaggio venne concessa una breve franchigia ma tutti rientrarono regolarmente a bordo. Da lì seguendo l’antica via della seta e approfittando dei venti favorevoli raggiunsero velocemente prima Bombay e quindi Madras. Erano in mare ormai da quasi quattro mesi e Walker chiese a Mackenzie di sostare per permettergli di inviare un dispaccio a Sir Lowell e controllare se vi fossero istruzioni per lui. Il capitano acconsentì volentieri alla richiesta e, dopo l’attracco, stabilì i turni di guardia a bordo e scese con gli uomini in franchigia e gli Ufficiali. Si recarono tutti assieme in una vicina bettola del porto gestita da William Cooper, un vecchio Capo di seconda classe della Navy che aveva prestato servizio sotto Mackenzie e, dopo aver sposato una donna indiana, si era stabilito nella sua città. L’ex-sottufficialericonobbe subito il suo antico superiore e venne al suo tavolo. < Salve, capitano, che piacere rivederla! Qual buon vento la porta da queste parti? > < Sono in rotta per l’Oriente ed ho pensato di are a salutarti. > < Ha fatto benissimo! E la ringrazio molto di essersi ricordato di me…cosa posso servirle? > < Hai della buona birra? > < Certamente! Ne ho una botte, al fresco in cantina, che mi è appena arrivata da Liverpool…>
< In tal caso…birra per tutti! > Poco dopo numerosi boccali pieni di birra fresca cominciarono ad arrivare e l’equipaggio del Proteus potè finalmente placare la sete accumulata nelle settimane precedenti, stimolata anche dal caldo afoso che ormai da tempo stava soffrendo. Improvvisamente fece il suo ingresso Walker che si sedette accanto al capitano. < Novità? > Chiese questi con noncuranza. < Si. Dobbiamo sbrigarci…> < D’accordo ! Ma adesso rinfrescati la gola con questa birra…non credo ne potrai bere altra per qualche tempo…> Finito il primo boccale, ne vennero ordinati altri e quasi tutti si accesero pipe e sigari. D’un tratto l’attenzione di Mackenzie venne attratta da alcune grida. Girò la testa e vide cinque indiani in piedi che inveivano ad alta voce contro un europeo seduto ad un tavolo vicino. Riuscì solo a cogliere le parole <pagami o ti ammazzo> urlate in un cattivo inglese. L’uomo seduto, di corporatura robusta con una folta capigliatura bianca e occhi azzurri rispose : < E’ inutile che ti agiti tanto, Sindar…Non ho nemmeno un penny in tasca e, anche se mi ammazzi, non riavrai il tuo denaro…> < Forse non vedo più il mio denaro, ma tu, maledetto inglese, non vedi domani…> Disse estraendo dal fodero un lungo pugnale. < Ehi, tu!…Cosa diavolo credi di fare? > Intervenne alzandosi Mackenzie. < E tu di cosa ti impicci? Se voglio posso uccidere anche te! > Ringhiò l’indiano furibondo. < E dopo ucciderai anche tutti i miei amici? > Chiese Mackenzie beffardo indicando con il braccio il suo equipaggio che si era, a sua volta, alzato in piedi. < Quanto ti deve il maledetto inglese? > < Cinquecento piastre! >
< E’ vero? > Domandò all’uomo seduto. < Purtroppo è la verità ! > Rispose l’interpellato. < Bene…Cooper, vieni qui! > < Subito, capitano ! > < Dà a quest’uomo cinquecento piastre! Con me ho solo sterline…al mio conto aggiungerai anche quella somma. > < Aye, Aye, Sir ! (16)> Rispose prontamente Cooper, rispolverando il gergo della Navy. L’indiano venne prontamente pagato e uscì borbottando assieme ai suoi compari. L’uomo salvato da Mackenzie si alzò e si avvicinò al suo tavolo. < La prego di accettare i miei più sentiti ringraziamenti, signore > Disse in un ottimo inglese.
< Non si preoccupi per questo, signore. > Rispose affabilmente il capitano < Piuttosto venga a sedersi con noi e accetti qualcosa da bere…> < Molto gentile da parte sua…mi permetta, allora di presentarmi. Sono il DottorBenjamin Ackland di Dundee…> < Ah, un compatriota scozzese! Io sono Dirk Mackenzie di Edimburgo, capitano del Proteus. Come mai da queste parti, Dottore? > < Oh, è una lunga storia…sono sempre stato un giramondo. Dopo la laurea ho capito che il lavoro come medico condotto non faceva per me…e nemmeno quello in ospedale. Così mi sono imbarcato come medico di bordo e ho girato un po’ per i sette mari…Poi sono finito qui…Avevo una buona clientela e non me la avo male…ma ho confidato troppo nella fortuna al gioco e questa mi ha voltato le spalle…Ho perso tutti i miei averi e adesso, a dir la verità, campo alla giornata…> < Ed è un vero peccato, se mi permette…> Intervenne Cooper < Il Dottor Ackland è molto bravo ed ha salvato mia moglie da una brutta malattia…>
< Sono stato solo fortunato…e tua moglie è molto robusta. > Commentò il Dottore con uno stanco sorriso. < Quindi, al momento, non ha dei grossi impegni…> < Direi di no. Ho solo l’impegno di procurarmi qualche piastra per mangiare… anzi, ad essere sincero sono ospite permanente della generosità del buon vecchio Cooper… > < Ha ancora suoi…strumenti, Dottore? > Chiese Mackenzie. < Certamente! La mia cassetta è sempre pronta…> < Allora, cosa ne direbbe di andarla a prendere e venire con noi? Stiamo facendo rotta per l’Oriente e non mi dispiacerebbe avere un buon medico a bordo…> Il Dottor Ackland fissò Mackenzie per capire se stesse parlando seriamente. Quindi annuì col capo sorridendo e rispose: < Beh, capitano devo confessarle che la sua proposta mi attira! Cominciavo ad annoiarmi in questo posto…e poi io le devo una certa somma…> < Che le scalerò dallo stipendio…D’accordo allora? > < Perché no? Mi dia solo il tempo di andare di sopra, raccogliere la mia roba e tornare qui…> < Adesso noi dobbiamo andarcene di fretta! Due miei uomini l’aspetteranno e poi l’accompagneranno a bordo. > Mollarono gli ormeggi e fecero rotta verso le Isole Andamane, ma il giorno successivo le onde cominciarono ad incresparsi ed il mare cambiò colore. < Non mi piace questo vento…non vorrei trovarmi con qualche vela strappata. Cosa ne pensa Signor Rowley? > Chiese Mackenzie al suo Secondo. < Sono d’accordo con lei, capitano. Ho paura che il Golfo del Bengala voglia riservarci qualche brutta sorpresa…> < Chiami il Terzo e andiamo in quadrato ! >
I tre ufficiali spiegarono una grande carta nautica sul tavolo e cominciarono ad esaminarla. < Pensate sia opportuno cercare un approdo dove ripararci? > < Credo che sarebbe una buona idea ! > Disse Granger. < Mi lasci dare un’occhiata a questa carta…> Appoggiò una lente d’ingrandimento con o metallico sulla mappa e cominciò a farla scorrere ispezionando la zona di mare in cui si trovavano. < Ecco, forse ho trovato qualcosa…Qui c’è un isolotto di nome Thaa che, dalla forma, presenta una specie d’insenatura verso nord-est. Ho fatto il punto poco fa e, modificando la nostra rotta verso sud-est, potremmo raggiungerla domani sera, se il vento non cambia…Mi sembra il riparo più vicino…> Mackenzie controllò quanto affermato dal giovane australiano e si rese conto che Granger aveva visto giusto. < Sono d’accordo con lei, Signor Granger, ma ci servirà una buona dose di fortuna per raggiungere il suo approdo. D’altra parte non vedo altre soluzioni al momento…Bene, signori, date ordine di rinforzare al massimo l’imbragatura del carico e dite all’equipaggio di tenersi pronto ad affrontare una tempesta. Stabilite doppi turni di guardia e fate molta attenzione alla velatura. Adesso compilerò il libro di bordo e dopo salirò sul ponte e mi sistemerò accanto al timoniere. Potrete trovarmi là. Mandatemi il Dottor Ackland e Mr. Walker. > Quando questi arrivarono in quadrato, il capitano li informò delle condizioni del mare e del suo proposito di cercare riparo presso l’isolotto di Thaa. < Lo conosco quell’isolotto…> Disse Ackland. < Ha un’insenatura nella parte settentrionale che andrebbe proprio bene in caso di mare grosso…il più sarà arrivarci…Ho visto altre volte un mare del genere e la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro…> < Beh, non serve fasciarsi la testa prima che sia rotta…Lei, Dottore, si prepari ad assistere eventuali infortunati e lei, Mr. Walker,mi stia vicino e, se ne avrò bisogno, si tenga pronto a darmi una mano nelle manovre…> Purtroppo le previsioni del Dottore si rivelarono esatte. Durante la notte, il vento
rinforzò notevolmente e l’equipaggio fu costretto ad ammainare gran parte della velatura. Sul mare sorse un mattino livido e le onde si fecero sempre più imponenti sballottando il Proteus come un fuscello. Tutti gli uomini erano ai posti di manovra e si tenevano legati a grosse cime. Ad un tratto un’onda gigantesca prese di traverso il brigantino, lo piegò sul lato di dritta e gli fece compiere una rotazione di 360 gradi su se stesso. Quando la nave riemerse, si arrampicò su un’onda mastodontica e fu scagliata nel vuoto. Ma la fortuna le fu propizia e riuscì a guadagnare la cresta dell’onda successiva senza inabissarsi. Continuò a procedere come a cavallo di un gigantesco destriero imbizzarrito per buona parte della giornata, mentre l’equipaggio, incapace ormai di qualsiasi reazione, rimaneva avvinghiato alle cime di salvataggio immerso nell’acqua marina e nel proprio vomito. Il tempo scorreva in modo irreale mentre i flutti ghermivano il Proteus e lo lanciavano nel vuoto senza soluzione di continuità. Nessuno a bordo poteva prevedere se l’ondata successiva sarebbe stata l’ultima della sua vita e se il rumore seguente sarebbe stato quello della nave che picchiava fragorosamente sul mare o piuttosto lo schianto improvviso dei suoi legni che si sbriciolavano. Verso metà pomeriggio le onde si fecero più lunghe e Mackenzie corse a controllare i danni e le eventuali perdite. Nella stiva le pompe iniziarono a funzionare ininterrottamente cercando di espellere il maggior quantitativo d’acqua possibile. Il quadrato e tutti gli altri locali sotto coperta avevano i pavimenti ricoperti da due spanne d’acqua e la maggior parte dei marinai lasciò il ponte per cercare di liberare i vani dal loro elemento liquido. Quando la luce stava affievolendosi un marinaio urlò: < Terra in vista! > Gli uomini si affacciarono alle balaustre per vedere la loro possibile salvezza. < Tutti ai posti di manovra! > Urlò Mackenzie. E continuò a bassa voce rivolgendosi a Walker < Se non riusciamo a gettare l’ancora in un luogo sicuro fintanto che abbiamo un po’ di luce, ci toccherà di rimanere davanti a quest’isolotto tutta la notte con il rischio di essere sbattuti sugli scogli e naufragare…> Ma la fortuna li assistette ancora una volta e riuscirono a raggiungere in qualche modo la piccola insenatura ed a dar fondo all’ancora. Dopo aver ulteriormente rinforzato gli ormeggi, l’equipaggio, completamente spossato dalle fatiche e dai pericoli della giornata, cadde in un sonno profondo. Fu risvegliato alle prime luci dell’alba da un concerto di tuoni e fulmini che si abbatterono sull’isolotto con
terribile violenza e solo la sua posizione protetta evitò al Proteus di finire di nuovo al largo e di affondare definitivamente. Ci vollero altri due giorni prima che il mare si calmasse del tutto e, finalmente, fu possibile controllare le perdite ed i danni subiti. Tutto sommato se l’erano cavata abbastanza bene. Nessun uomo era stato perso e, a parte qualche ammaccatura, l’equipaggio era in buone condizioni. Anche il carico non aveva subito grossi danni e la velatura e lo scafo del brigantino avevano retto egregiamente. La mattina del terzo giorno un sole caldo e splendente cominciò ad asciugare ogni cosa ed il capitano concesse ai suoi uomini un giorno di riposo perché si rinfrancassero. La navigazione riprese la mattina successiva e, dopo qualche giorno il Proteus gettò l’ancora a Port Blair, capitale delle Isole Andamane. Mackenzie notò subito la presenza di numerose unità da guerra della Royal Navy alla fonda, fra le quali spiccava l’imponente sagoma di un modernissimo incrociatore. Guardò attraverso il proprio cannocchiale e ne lesse il nome sulla fiancata. Si chiamava Superb. < Un nome veramente appropriato! > Pensò, ammirato. Walker scese subito a terra per recarsi presso gli uffici del Protettorato alla ricerca di messaggi da parte di Sir Lowell. L’equipaggio rimase consegnato a bordo e solamente i nostromi ed il Terzo Ufficiale scesero a procurarsi rifornimenti. Non appena tutti gli sbarcati furono di nuovo a bordo, il brigantino mollò gli ormeggi e si diresse a vele spiegate verso la sua destinazione finale. Dopo alcune ore di navigazione, Mackenzie ordinò a Rowley di scendere nella stiva con i nostromi e di portare sul ponte le casse contenenti le carabine e gli shotguns. Chiamò a raccolta l’equipaggio e mostrò loro le armi di cui avrebbero dovuto servirsi. Walker spiegò il funzionamento a leva delle carabine Winchester e invitò un membro della ciurma a provarlo. Fecero sparare a tutti alcuni colpi affinché gli uomini si familiarizzassero con gli automatismi ed il rinculo delle carabine e, quindi, fecero lo stesso con gli shotguns. Gli Ufficiali, i nostromi, i timonieri, il Dottor Ackland e Mr. Walker provarono le pistole e diedero tutti prova di saperle usare egregiamente. Il giorno successivo vennero mostrate le armi bianche e ogni uomo scelse quelle a lui più congeniali. Quindi toccò alla batteria di carronate che vennero sistemate sul brigantino in varie posizioni per stabilire dove potessero risultare più efficaci. Moko venne eletto cannoniere ad acclamazione, assieme ad altri uomini che avevano ricoperto la medesima funzione nella Navy e Granger fu designato quale Ufficiale di tiro. I pezzi furono
provati ed il loro boato suscitò l’entusiasmo dell’equipaggio. Infine Mackenzie parlò ai suoi uomini. < Vi ho mostrato tutto l’armamento di cui disponiamo perché ho voluto che vi rendeste conto della nostra forza. Allo stesso tempo, però, dovete essere pienamente consapevoli che dovremo batterci contro nemici che numericamente ci sovrastano. Quindi desidero che teniate bene a mente che la nostra potenza di fuoco va sfruttata al meglio. Abbiamo parecchie munizioni, ma se le dovessimo sprecare ed esaurire ci resterebbero solo le armi bianche per difenderci e, vi ripeto, il numero dei nostri avversari è di gran lunga superiore al nostro. Probabilmente dovremo scontrarci con i pirati dello Stretto e con i loro amici di terraferma. Nessuno verrà in nostro aiuto e, quindi, potremo contare solamente sui noi stessi. Ogni colpo che spareremo dovrà significare un nemico in meno e solo in tal modo avremo qualche probabilità di riportare a casa la pelle. Se riusciremo a vincere, però, ad ognuno di voi spetterà un premio di 125 sterline d’oro e conto che questa prospettiva vi aiuterà a mantenervi in vita, qualsiasi cosa accada. Non voglio che nessuno di voi lasci la pelle nel buco in cui andremo ad infilarci e se qualcuno prova a farsi ammazzare inutilmente, andrò a pisciare sulla sua tomba. La nostra meta è Lukame quando saremo sul posto non ho idea di cosa possa succederci. Ma la cosa non ha importanza perché se resteremo sempre uniti, freddi e determinati niente potrà fermarci. Nei prossimi giorni ripeteremo le esercitazioni con le armi da fuoco e quelle bianche e le continueremo fintanto che non saremo in vista dello Stretto. E’ tutto chiaro? > < Si, Cutlass! > Urlò ad una voce l’equipaggio- < Hip, hip, hip…hurrà per Cutlass Mackenzie! >
Il mercante cinese
Il Proteus giunse in prossimità dello Stretto di Malacca dopo qualche settimana e gettò l’ancora nel porto di Lukam, capitale del Sultanato di Barang in un luminoso mattino di fine primavera. La manovra di attracco alla banchina risultò perfetta e dimostrò la perizia dell’equipaggio e del suo Comandante. Mackenzie scese a terra in compagnia di Mr. Walker e del dottor Ackland ed il terzetto si recò subito nel quartiere cinese presso i magazzini del ricco mercante Wu Hang Tsu. < Salute a voi, onorevoli signori > Disse l’anziano commerciante inchinandosi cerimoniosamente. Aveva una lunga barba bianca, portava in testa un piccolo copricapo a cupola celeste e indossava una preziosa tunica dello stesso colore decorata di oro zecchino,. < A cosa devo il piacere e l’onore della vostra gradita visita nella mia modesta dimora? > < Signor Wu, sono Robert Walker, Agente della Oriental Trade Company di Londra che lei certamente ricorderà. Ho con me parecchie merci e spero di fare buoni affari con lei… > Rispose con un sorriso Wilkins. < Vi prego umilmente di sedervi e di accettare un po’ di tè. Dopo parleremo meglio di affari…> Il cinese batté le mani e due servitori accorsero con uno splendido servizio da tè in porcellana finissima adornato di disegni a vivaci colori. Servirono la bevanda caldissima in preziose tazze dal bordo dorato e, dopo averla sorbita in silenzio, Wu Hang Tsu riprese: < Onorevole Mr. Walker, sono molto lieto ed onorato per la preferenza accordata alla mia modesta persona, ma purtroppo, al momento i miei magazzini sono stracolmi di merce invenduta. La gente di questa bella isola è molto spaventata e la paura non aiuta il commercio…anzi, si può dire che lo blocca del tutto…> < Perché la gente è spaventata? > Chiese, fingendosi sorpreso, Walker.
< Ma come? Non sapete nulla di ciò che sta accadendo qui? > < Siamo in mare da mesi e né a Madras né a Port Blair, abbiamo sentito parlare di particolari difficoltà a Lukam. Se qualcuno ci avesse avvertito, avremmo fatto rotta direttamente per Kuala Lampur o Singapore…Ma qual è il problema? > < Non credo di avere l’onore ed il piacere di conoscere i suoi due amici, Mr. Walker…sarei troppo indiscreto se le chiedessi di presentarmeli? > Chiese cerimoniosamente il cinese. < Ah, certamente ! Questo è il Dottor Ackland, il nostro medico di bordo e l’altro è il capitano Mackenzie comandante del brigantino che ci ha portato fin qui..,> < Onoratissimo, signori…Confesso di non aver mai sentito il nome del Dottore, prima d’ora, mentre quello del capitano non mi giunge del tutto nuovo…E’ già stato da queste parti, capitano? > Chiese con voce melliflua. < Si, un paio di volte…tanto tempo fa…ma, sinceramente, anch’io non ricordo di avere mai sentito il suo nome…> < Magari non ha sentito il mio nome, ma forse rammenta quello di mio cugino… Wang Ho Sun? > < No, non mi pare! > < Strano! Sono quasi sicuro che lui si ricorderebbe benissimo di Cutlass Mackenzie!> Commentò con uno strano sorriso Wu Hang Tsu. < E anche di una sua giunca carica d’oro, la Cerva Bianca che, inspiegabilmente, è arrivata in porto senza il suo prezioso carico…Neppure questo nome le rammenta qualcosa, capitano? > < No, non credo proprio…e poi, perché dovrei ricordarmene? > Chiese tranquillo Mackenzie. < Oh…se lei non lo ricorda significa che girano delle false dicerie su di lei…ed io, a dir la verità, non ho mai dato loro troppo credito…Ma lasciamo perdere queste…miserie e torniamo a noi…> < Allora, cosa sta succedendo a Lukam? > Riprese Walker.
< Succede che il Sultano è vecchio e malato e potrebbe mancare da un momento all’altro. Egli ha due figli maschi di nome Prabang e Luat. Il primo è un principe buono e saggio e vuole la prosperità di Barang. E’ ben disposto verso gli Inglesi ed è convinto che sia opportuno intrattenere buoni rapporti con loro. Il secondo è un giovane malvagio e crudele ed è, invece, amico dei pirati…in particolare è in combutta con l’avido Druanat Shing e con il terribile Pool Ni Dun entrambi famosi per la loro ferocia. Prabang è appoggiato dall’esercito del Sultano e da molti nobili, ma i soldati sono male armati e sfiduciati. Luat, al contrario è sostenuto da tutti i malfattori dell’isola e dai pirati, oltre che da alcuni nobili sciagurati. Non appena il vecchio Sultano morirà in quest’isola si scatenerà l’inferno…Vi conviene andarvene al più presto, signori, finché siete in tempo. > < Ma noi siamo appena arrivati ! > Protestò Walker. < E poi, se le cose stanno così, la grande Imperatrice Vittoriamanderà qui le sue navi ed i pirati verranno spazzati via…> < Non ne sarei troppo sicuro, Mr. Walker ! > Disse sconsolato Wu Hang Tsu. < Se Luat diventa il Sultano di Barang, l’Inghilterra farà accordi con lui e gli pagherà grosse somme perché tenga i pirati lontani dai suoi mercantili. Ma tutte le altre navi e la popolazione saranno depredate, sottoposte ad ogni violenza o uccise senza pietà. Io sono vecchio e non m’importa molto di morire, ma ho due giovani, nipoti, le pupille dei miei occhi, e preferirei ucciderle io stesso piuttosto che vederle cadere vive nelle mani dei pirati e dei loro amici…> Suonò un piccolo camlo d’oro e due ragazze apparvero improvvisamente. I tre occidentali si alzarono in piedi e rimasero impietriti dalla sorpresa. Le due fanciulle, che vestivano abiti splendidi impreziositi da gioielli e ricami di rara fattura, erano alte e flessuose e si muovevano con estrema grazia. I loro visi avevano lineamenti perfetti e risultava impossibile agli uomini distogliere lo sguardo da tanta bellezza… < Queste sono Tsai e Bai. > Spiegò compiaciuto Wu. < La mie adorate nipotine…Le ultime parenti che mi sono rimaste, qui a Lukam, e per le quali darei volentieri la mia vecchia vita…> < L’onorevole zio Wu è troppo buono e noi siamo indegne del suo amore…in fondo non siamo che inutili donne…> Disse con una deliziosa pronuncia cinese una delle due giovani inchinandosi.
< Mia sorella Tsai ha ragione. > Aggiunse l’altra. < Il cielo ci ha premiato ben oltre i nostri miseri meriticoncedendoci uno zio tanto amoroso e sollecito verso di noi…> < Nipoti mie, vi ho chiamato per presentarvi questi valorosi gentiluomini inglesi che, mi auguro, avranno la bontà di prendervi sotto la loro protezione se le cose si mettessero male…Questo è Mr. Walker, e questo è il Dottor Ackland. E, infine il capitano Mackenzie…> Nell’udire l’ultimo nome le ragazze trasalirono e gettarono al capitano uno sguardo pieno di timore. < Adesso potete ritirarvi mie care…più tardi erò a prendere il tè con voi…> Le nipoti fecero un profondo inchino e, silenziosamente, scomparvero dietro una pesante tenda. < Cosa vai farneticando, vecchio pazzo? > Saltò su irritato Walker. < Credi che siamo venuti fin qui per fare da balia alle tue nipotine? Abbiamo ben altro da fare… E poi sarebbe una follia portare a bordo due ragazze così belle! Nemmeno Mackenzie riuscirebbe a tenere a bada il suo equipaggio…Inoltre il capitano lavora per me ed io, a mia volta, lavoro per…gente molto importante e non posso prendere autonomamente simili iniziative…> < Oh, se è per questo, sono sicuro che Sir Charles Lowell non avrà niente da ridire sull’eventualità che voi provvediate alla salvaguardia delle nipoti del suo vecchio e buon amico Wu Hang Tsu, anzi sono certo che ne sarà molto lieto…> < Tu conosci Sir Lowell ? > Chiese trasecolato Walker. < Ma allora sei dalla nostra parte…> < Non correre troppo, Mr. Walker! Quando ero giovane ammiravo gli inglesi e la loro abilità nel conquistare i mercati mondiali, ma dopo le Guerre dell’Oppio, (17) in seguito alle quali sono dovuto fuggire da Canton, li ho detestati allo stesso modo in cui ora detesto i pirati. Io sto solo dalla parte di me stesso e poiché devo riconoscere che è più agevole accordarsi con gli Inglesi piuttosto che con i pirati, ho aiutato in alcune…trattative Sir Lowell ed i suoi emissari. Ma l’ho fatto esclusivamente perché ciò favoriva i miei interessi. Mi sono trasferito da tempo a Lukam, considero Barang la mia nuova patria e voglio il suo bene. Perciò sono contrario al principe Luat che mira solo ad arricchirsi ed
a tiranneggiare la sua gente…Quindi, sia ben chiaro che, al momento, possiamo considerarci alleati solamente in virtù del fatto che i nostri interessi coincidono…> < Comunque dubito veramente di riuscire a tenere a freno i miei uomini…> Intervenne Mackenzie.
< Piano, piano, capitano…Prima di rifiutarmi il suo aiuto vediamo di chiarire alcune cosette…> Replicò in tono affabile il vecchio. < Innanzitutto, Cutlass, non fare il finto modesto con me ! > Continuò con voce ben più ferma e decisa, cambiando improvvisamente tono e lasciando da parte ogni formalità. < Nessuno a bordo della tua nave osa disobbedire ai tuoi ordini ! Inoltre ricorda che sei in debito con me! Mio cugino Wang Ho Sun è morto ed io ho ereditato tutti i suoi averi. Ogni cosa, compresi i suoi debiti e crediti e tu, Cutlass, mi sei debitore del carico d’oro di una giunca ! Se accetterai l’impegno di proteggere le mie nipoti, considererò il tuo debito saldato. Se rifiuterai, pagherò ventimila pezzi d’argento a chiunque ti ucciderà…> < Potrei accettare e portarle con me per poi rivenderle come schiave…> < Se mi darai la tua parola io mi fiderò di te. So bene che sei un dannato pirata ma so anche che mantieni la parola data. Allora cosa decidi? > < Ti ripeto che Il capitano non può decidere niente! > Intervenne Walker. < Perché in questo momento lui è al mio servizio. > < Meglio ancora! Le ragazze sono due…lui ne proteggerà una e tu, Mr. Walker, l’altra…ed io, in cambio, comprerò tutte le tue merci ad un ottimo prezzo… Inoltre ti farò un regalo molto, molto prezioso…> < Ma noi non possiamo ripartire subito…> < So anche questo! Un uomo nella mia posizione, con il denaro, può comprare qualsiasi informazione…e voi, illustri signori, non potete nemmeno immaginare quanto ne possieda…Per di più, Mr. Walker, se accetterai la mia proposta, ti darò subito il mio regalo…e, cosa ben più importante, ti fornirò tutto il mio aiuto…E, credimi, non sei in una posizione in cui puoi permetterti di rifiutarlo…Infine non pretendo che le portiate subito a bordo, ma solo che provvediate alla loro
incolumità se le cose qui dovessero precipitare e, ovviamente, se riuscirete a… rimanere vivi! > < Beh, stando così le cose…..credo che mi convenga accettare le sue condizioni Signor Wu! > Sbottò Walker dopo un lungo sospiro. < E lo stesso vale per me! > Aggiunse torvo Mackenzie. < E così si farà! > Concluse il vecchio con un sorrisetto compiaciuto. Wu Hang Tsu batté le mani e un servo accorse. Il padrone gli bisbigliò qualche parola all’orecchio e l’uomo si ritirò rapidamente. < Beviamo qualcosa adesso per festeggiare il nostro…accordo! Ho qui dell’ottimo whisky scozzese e spero lo gradirete…> Servì personalmente agli ospiti un’abbondante razione di liquore ed attese che i tre europei bevessero. All’improvviso apparvero due robusti servi cinesi che sorreggevano un terzo individuo che aveva il capo abbondantemente fasciato e stentava a mantenersi in piedi. < Questo è il mio regalo, Mr. Walker ! L’ho ricomprato da un socio del principe Luang. > Liberò il viso dell’uomo dalle bende e Walker riconobbe immediatamente l’Agente James Fleming dell’India Office.Il dottorAckland accorse ad esaminare le sue ferite e disse: < E’ conciato piuttosto male, ma credo che se la caverà. Bisogna portarlo subito a bordo! > < Pessima idea, caro dottore ! > Commentò Wu. < La mia casa è sorvegliata e anche la vostra nave. Non credo riuscireste a raggiungerla portandovi dietro il vostro amico in queste condizioni. Non ancora in vita almeno…A proposito, siete armati? > < Perché mai dovremmo esserlo? > Chiese stupito Walker. < Non abbiamo nemici in questa città…> < Ne siete proprio sicuri? > Riprese con una smorfia maliziosa il cinese. < Fossi
in voi accetterei, comunque, alcuni…oggetti che mi trovo casualmente a possedere…> Si alzò e uscì dalla stanza. Tornò accompagnato da un servo nerboruto che teneva in mano una grossa scatola di legno. L’uomo la posò sulla tavola e si allontanò in fretta. < Ecco, amici miei…per il momento mi sento di chiamarvi così…vogliate gradire questi piccoli presenti che potrebbero tornarvi utili per garantirvi un… sicuro ritorno a bordo…> Disse Wu sollevando il coperchio e mostrando il contenuto della cassetta costituito da tre pistole ed altrettante scatole di munizioni. < Spero siano di vostro gradimento! > < Perbacco! > Esclamò piacevolmente sorpreso Mackenzie prendendo in mano una delle armi ed osservandola attentamente. < Un revolver Bulldog calibro44 con canna da due pollici e mezzo…prodotto a Birmingham da Tranter (18), in acciaio bianco…un vero capolavoro ! > < Eccellente per la difesa personale ravvicinata ! > Continuò Walker < A doppia azione e in grado di sparare i cinque colpi del suo tamburo in tre secondi !, Ideale per il porto occulto sotto i vestiti ed estremamente efficace nelle mani di un esperto tiratore…Le siamo infinitamente grati signor Wu... > I revolver vennero subito caricati e sparirono velocemente sotto i vestiti dei tre europei che provvidero anche ad intascare tutte le munizioni. < E…cosa ne facciamo del povero Fleming? > Chiese ancora Walker. < Se il dottore avrà la bontà di suggerire le cure adatte alle mie nipotine, loro provvederanno ad accudirlo amorevolmente finché non si sarà completamente ripreso…> Ackland si alzò e uscì dalla stanza mentre Wu continuava: < Domattina manderò i miei uomini a scaricare metà delle merci che avete a bordo…> < D’accordo! Ma noi vorremmo anche entrare in contatto con il Principe
Prabang. Può aiutarci a farlo? > < Certamente ! Ma dovrete essere molto accorti. Un mio servo di nome Chiang vi porterà da lui stasera stessa. Per farsi riconoscere vi consegnerà una giada come questa…> Disse il cinese mettendo in mano a Walker un piccolo pezzo di giada raffigurante una tigre. < Andate armati e portate con voi un paio di uomini bravi ad uccidere…Non si può mai sapere…Ci vediamo domattina con le merci qui da me! >
Il Principe Prabang
Appena a bordo, Mackenzie diede disposizioni per preparare le operazione di scarico di metà delle merci, convocò i suoi due Ufficiali e li mise brevemente al corrente di quanto appreso dal vecchio cinese, accennando vagamente anche all’accordo riguardante le sue giovani nipoti. Quindi si informò sulle condizioni del morale dell’equipaggio e decise di concedere un po’ di franchigia a gruppi di almeno dieci marinai a patto che non si allontanassero troppo dalla nave, rimanessero sempre assieme e non fossero disarmati. Dispose anche che gli uomini di guardia in coperta avessero sempre a portata di mano gli shotguns e vietò di esibire all’esterno altre armi, in particolar modo le carabine Winchester. Spiegò che ogni movimento sul Proteus era attentamente spiato e che era necessario mostrarsi sempre indaffarati con il carico. Poi chiamò sotto coperta il Secondo Nostromo Anselm e Moko e disse loro di armarsi di pistole e armi bianche e tenersi pronti a scortare lui e Mr. Walker a terra. Scese la sera e il porto sprofondò in una fitta oscurità. Mackenzie e Walker stavano fumando le loro pipe quando furono avvertiti che un cinese li cercava sulla banchina. Lo fecero salire sulla erella e, alla luce di una lanterna cieca, controllarono che la giada che l’uomo mostrava corrispondesse a quella ricevuta da Wu. Intascarono un paio di pistole a testa e Mackenzie, dopo aver preso il proprio bastone da eggio e ne porse uno simile, ma con il pomolo di diversa foggia, a Walker. < Cosa ce ne facciamo di questi ? > Chiese Walker in tono canzonatorio. < Non andiamo certo a eggiare piacevolmente lungo il molo…> < Certamente ! > Rispose Mackenzie ammiccando. < Ma, se noti, questi sono più pesanti dei normali bastoni da eggio e non servono solo al medesimo scopo. Si tratta di bastoni animati costruiti da Wilkinson (19) su ordinazione! > Walker sogghignò compiaciuto ed afferrò il bastone offertogli dal Capitano facendolo roteare elegantemente. Quindi entrambi scesero a terra, scortati da
Anselm e Moko. Chiang s’inoltrò con sicurezza nel dedalo di viuzze prospicienti al porto fino a raggiungere un viale sterrato che si perdeva nella campagna. Il lato destro era fiancheggiato da una fitta vegetazione, mentre il sinistro era aperto sulle risaie. Camminavano da una mezz’ora quando, d’un tratto, udìrono dei i che si avvicinavano. Chiang si gettò fra i cespugli e s’appiattì a terra, imitato dai marinai. Dopo alcuni minuti un drappello di uomini sfilò in silenzio davanti a loro senza notarli. < Chi sono? > Bisbigliò Mackenzie all’orecchio del cinese.< Pirati! > Rispose Chiang. < Cercano noi? > < Forse…> La marcia riprese e, dopo circa un’ora, si concluse davanti alla porta di una capanna. Il cinese bussò lievemente e l’uscio si schiuse. All’interno si trovavano dieci uomini. Otto erano dei giovani soldati armati di spade e vecchi fucili a pietra focaia. Gli altri due vestivano eleganti tuniche e stavano seduti ad un tavolo con il viso in ombra. < Siamo qui per parlare con Sua Altezza il Principe Prabang. Io sono l’Agente Robert Walker, emissario di Sir Charles Lowell, e questi è il capitano DirkMackenzie con due suoi marinai…> < Cosa volete da lui? > Chiese una voce autorevole e profonda. < Siamo qui per aiutarlo. L’Inghilterra non vuole che Barangcada nelle mani dei pirati ed ha mandato noi a spalleggiarlo. > < Quanti uomini avete? > < Una quarantina…e abbiamo anche un bel brigantinoarmato.> < Non si è sforzato molto il vostro Impero ! Avrebbero fatto meglio ad inviare delle cannoniere…> Commentò sarcastica la voce.
< Ma se l’avesse fatto avrebbe dovuto occupare la vostra isola con le sue truppe e tutto il merito della vittoria sarebbe stato suo con il rischio che il Principe, venisse, in seguito, considerato come un fantoccio nelle sue mani…Invece l’Inghilterra vuole che siano i soldati del Principe a vincere così che il merito appartenga a lui solo…In tal modo gli altri sovrani della zona lo tratteranno con ogni rispetto e considerazione…> < Il ragionamento non fa una grinza, ma come farete con soli quaranta uomini a sbaragliare centinaia di pirati e di loro sostenitori? > < Non saranno i nostri uomini a sbaragliarli, ma, come ripeto, l’esercito di Sua Altezza Prabang… > < Avete visto i fucili dei suoi soldati ? Con quelli non sbaraglieranno nessuno. Al massimo riusciranno a farsi ammazzare tutti…> < E se disponessero di fucili diversi ? Per esempio di moderne carabine a retrocarica ? > < In tal caso le cose cambierebbero…purtroppo, però, loro non le possiedono…> < Ma noi si ! E siamo venuti a portargliele…se lui si impegnerà a combattere i pirati…> < Certo che si impegnerà ! Ci impegneremo tutti al massimo…e per forza ! Nessuno dei sostenitori del Principe Prabang ha la minima probabilità di rimanere vivo se il Principe Luat prenderà il potere…> < Dobbiamo organizzare il trasferimento delle armi nelle vostre mani, ma nel massimo segreto…i pirati dovranno pagare a carissimo prezzo l’elemento sorpresa…> < Sono d’accordo ! E’ necessario studiare un piano che permetta all’esercito di Sua Altezza di entrare in possesso delle armi senza allarmare i pirati e, soprattutto, i loro amici che sono dappertutto…> < Potremmo trasportarle nei magazzini del mercante Wu Hang Tsu che sembra essere dalla nostra parte…> < Lo è certamente ! Wu è un vecchio amico e sostenitore del Principe ed ha tutto
l’interesse ad aiutarlo…> < Domattina cominceremo a scaricare le nostre merci e cercheremo di aggiungervi alcune casse di carabine…> < Non di carabine…ma di innocue Bibbie…> Corresse Mackenzie. < Le casse di armi sono troppo facilmente riconoscibili…> Ai due uomini in ombra sfuggì un sorriso e quello che era sempre stato in silenzio si alzò. < Sono io il Principe Prabange chi vi ha parlato è il nobile Sarong, mio consigliere e amico fidato. Vi do il benvenuto nella mia terra e vi confesso che, pur non rallegrandomi l’idea di battermi contro mio fratello, purtroppo non vedo altra soluzione per evitare che la nostra isola cada nelle mani di gente sanguinaria e senza scrupoli. Spero solo che gli dei mi assistano in questa battaglia per il bene del mio popolo! Ritengo che sarebbe opportuno che foste presentati a Corte, anche per rendervi conto di persona della situazione…Vi invierò un dignitario di Corte, di mia completa fiducia, di nome Surwiam. Verrà a prendervi con una scorta armata alla nave domani sera e vi guiderà a Palazzo. Vestitevi opportunamente e…non dimenticate di portare anche voi delle armi… non si può mai sapere…Sarete avvertiti in vista del nostro prossimo incontro…> Il Principe fece un lieve gesto di saluto con il capo e si allontanò seguito dal suo consigliere e dai soldati. < Adesso siamo proprio in ballo eh, Dirk? > < Sembra proprio di si, Bobby! A questo punto non ci resta che tornare a bordo senza danni…> Chiang guidò il gruppetto a ritroso e tutto filò liscio fino al porto dove il cinese si accorse della presenza di due uomini che, nell’ombra, stavano attendendo qualche malcapitato ante ritardatario. Fece segno ai marinai di nascondersi dietro un muretto e si avvicinò frettolosamente ai due. < Dove scappi, cinesino? > Chiese uno bloccandolo. < Vado a casa, onorevole signore, la mia vecchia madre sta molto male e sono andato a cercare il dottore…ma non l’ho trovato e adesso torno da lei. Speriamo
sia ancora viva…> Rispose Chiang in tono lamentoso. < Forse la vecchia è ancora viva, ma tu non lo sarai ancora per molto se non ci consegni la tua borsa… > Aggiunse il secondo estraendo un pugnale. < No, signori, vi scongiuro non uccidetemi…la mia famiglia morirebbe di fame senza di me…io sono solo un povero coolie…(20) > < Preferisci essere un coolie morto? > < No di certo, onorevole signore…ecco…questo è tutto il denaro che ho… l’avevo portato per il dottore…> Continuò il cinese piagnucolando. < Dà qui…non hai altro? > < No signore, mi frughi pure…è tutto qui…ma vi supplico, non uccidetemi…> < Va bene, figlio d’un cane…fila via e ringrazia il tuo dio che stanotte ti è andata bene…> < Grazie, grazie…signori…il cielo vi benedica… > Disse Chiang sgaiattolando via. Poco dopo i due uomini si allontanarono dirigendosi verso una taverna e Chiang tornò dai marinai. < Avrei potuto uccidere facilmente quei due…> Gli disse il Secondo Nostromo Anselm. < Anch’io e, magari, più rapidamente di te…> Replicò il cinese. < Ma poi avrebbero trovato i cadaveri e, forse, avrebbero cominciato a nutrire qualche sospetto…meglio non rischiare…tanto il signor Wu mi rimborserà il denaro…> La mattina successiva un gruppo di robusti cinesi venne a prelevare una parte del carico, che conteneva anche cinque casse di Bibbie, e lo trasportò nei magazzini di Wu Hang Tsu. Walker e Mackenzie li seguirono e vennero accolti, con la solita cortesia dal vecchio mercante. < Ho saputo che il vostro incontro con il Principe è stato soddisfacente.> Disse Wu sorbendo il suo tè. < E che stasera sarete presentati a Corte…>
< Infatti > Rispose Wallker. < E speriamo che tutto vada bene…> < Fate molta attenzione a Palazzo…Andateci vestiti in modo elegante. Vi ho già fatto preparare gli abiti adatti. Siate garbati con tutti, ma mantenete un atteggiamento riservato. Soprattutto con le dame…Quasi tutte stanno dalla parte del Principe Luate cercheranno in ogni modo di scoprire le vostre vere intenzioni. anno tutte le armi a loro disposizione, soprattutto quelle femminili…sanno che voi siete in mare da parecchio tempo e, probabilmente, cercheranno di sedurvi. Se proprio non riuscirete a resistere alle loro lusinghe, prendete pure piacere dai loro corpi…Le usanze di Cortesono molto…liberali a tale proposito e nessuno farà caso a vostre eventuali temporanee…assenze. Ma se vi apparterete con qualche avvenente signora ricordatevi di non accettare nessuna bevanda da loro…Sono molto esperte nel confezionare pozioni che fanno sciogliere la lingua…Tenete con voi queste fiaschette d’argento che contengono ottimo whisky e bevete solo da esse. Inoltre non dovrete portare con voi degli uomini dell’equipaggio. Potrebbero catturarne qualcuno e riuscirebbero sicuramente a farlo parlare…oppure lo ucciderebbero. Vi fornirò io due ombre che vi seguiranno dovunque invisibili e silenziose e baderanno alla vostra incolumità…Voi non li vedrete, ma loro non vi perderanno mai di vista. Potete fidarvi senza riserve anche del vostro accompagnatore, SurwiamOltre ad essere uno degli uomini più ricchi dell’isola, è dotato di grande arguzia e, in quanto a sagacia ed acume, ha ben pochi rivali da queste parti. Inoltre è un profondo conoscitore delle tradizioni, degli usi e, naturalmente, degli intrighi di Corte e potrà fornirvi un quadro assai attendibile della situazione…> < Quindi, suppongo, starà dalla parte del Principe Prabang e ne sosterrà gli ideali…> Azzardò Walker. < Surwiam si batte per il migliore ideale di questo mondo…> Affermò con una smorfia divertita Wu Hang Tsu. < E quale sarebbe? > < Il proprio interesse! I pirati, infatti, non attendono altro che di derubarlo di ogni suo avere…Perciò ho suggerito al Principe Prabang di metterlo al vostro fianco…> < Perché fate tutto questo per noi? > Chiese Mackenzie. < Oh, non lo faccio certo per voi, ma per le mie nipotine ! Al momento voi
rappresentate un capitale troppo prezioso perché possa rischiare di perderlo…Ma non illudetevi…Non nutro particolari sentimenti di benevolenza nei vostri confronti…soprattutto nei suoi, capitano! Sto solo cercando, a mia volta, di proteggere al meglio i miei interessi…> Batté le mani e le due ombre apparvero senza fare alcun rumore. < Questi sono Wing e Chun. Saranno, come dite voi ? Ah, già…i vostri Angeli Custodi…almeno finché io lo riterrò opportuno…Anche Chiang verrà con voi e porterà i vostri abiti ed un regalo per il Sultano…> < Come sta Fleming? > Chiese con una punta di apprensione Walker. < Sta meglio…le mie nipoti e la mia servitù stanno prendendosi cura di lui. Non datevi pensiero per la sua salute…Fra un paio di settimane sarà in grado di camminare da solo…>
Il Sultano di Barang
La scorta armata guidata dal dignitario Surwiam, un uomo di bassa statura, grassoccio e sorridente, ma con un’espressione assai scaltra sul viso, arrivò sul far della sera presso la banchina dove era ormeggiato il Proteus. Walker e Mackenzie scesero dalla erella indossando i raffinati vestiti forniti loro da Wu Hang Tsu. Walker portava un’elegante redingote di seta nera particolarmente adatta al clima tropicale del luogo, mentre Mackenzie vestiva una serica uniforme da capitano della marina mercantile inglese con vistosi gradi dorati sulle maniche. Il drappello, a cui si unì Chiang, raggiunse a piedi il Palazzo del Sultano che sorgeva nella parte alta di Lukam all’interno di un vastissimo parco pieno di piante rare e cintato da spesse mura. La costruzione principale, in marmo bianco, appariva imponente e perfettamente adeguata all’importanza del suo occupante. Dopo aver valicato il massiccio portone d’ingresso, i due europei si trovarono sotto un ampio portico illuminato a giorno da numerosissime torce e procedettero per un centinaio di metri, lungo il viale che, attraverso i giardini circostanti, conduceva ai piedi dell’ampia scalinata d’ingresso al Palazzo vero e proprio. Preziosi lampadari provvedevano ad illuminarne vividamente le numerose sale. Surwiam li guidò nella grande Sala del Trono, ornata da decine di colonne, statue imponenti e tappeti sfarzosi e gremita di nobili e personaggi di Corte che fecero ala al loro aggio. Il dignitario si avvicinò lentamente al grande trono dorato, posto in cima ad alcuni scalini, su cui sedeva, apparentemente assopito, il vecchio Rajah, Barisan Siak. Giunto alla base degli scalini, fece un profondo inchino e suonò un piccolo gongdorato sostenuto da una preziosa impalcatura di giada. Nella sala si fece un immediato silenzio, il Sultano aprì gli occhi e lo guardò. < Serena Maestà, chiedo umilmente il permesso di presentarle questi gentiluomini che sono appena giunti dall’Inghilterra per scambiare prodotti con il mercante Wu Hang Tsu…> Esclamò con voce stentorea il dignitario inchinandosi nuovamente. Il Sultano fece un piccolo cenno con la mano e Surwiam si rivolse ai due inglesi: < Signori, ho l’onore di annunciarvi che Sua Maestà Barisan Siak, Sultano e
Rajah dell’isola di Barang e dei suoi possedimenti, vi ammette graziosamente alla sua presenza! > Wallker e Mackenzie s’inchinarono rispettosamente e fecero segno a Chiang, che era rimasto dietro di loro, di avvicinarsi. < Questo è un dono per il grande Sultano che abbiamo portato dalla lontana Inghilterra…> Disse Walker a Surwiam. < Maestà, vogliate degnarvi di gradire questo presente che i gentiluomini inglesi hanno recato per voi. > Il dignitario salì gli scalini del trono seguito da Chiang che si inginocchiò davanti al Sultano porgendogli una grossa scatola di legno intarsiato. Il vegliardo stese le mani incuriosito ed il cinese aprì la scatola e ne mostrò il contenuto. Si trattava di uno splendido orologio da tavolo in oro massiccio, sostenuto da quattro colonnette d’avorio con decorazioni dorate. Chiang mosse lievemente le lancette e nell’aria si sparsero i rintocchi del Big-Ben. Un mormorio di sorpresa percorse la sala ed il Sultano sorrise compiaciuto. Quindi fece un lieve cenno col capo a Surwiam e questi riprese: < Maestà i gentiluomini che vi hanno portato il loro dono sono Mr. Robert Walker di Londra, Agente della Oriental Trade Company ed il Capitano Dirk Mackenzie di Edimburgo, comandante del brigantino Proteus alla fonda nel porto di Lukam. > Il Sultano abbassò lievemente la testa con un vago sorriso ed il gruppetto, guidato daSurwiam, dopo essersi nuovamente inchinato, retrocesse e si unì alla folla dei presenti. Stavano dirigendosi verso una colonna quando la folla si aprì nuovamente e. davanti a loro, apparve un giovane, vestito riccamente e seguito da uomini armati, che si piantò con fare altezzoso dinnanzi aSurwiam. Questi si inchinò cerimoniosamente cedendogli il o e disse: < Signori, ho l’onore di presentarvi Sua Altezza il Principe Luat, figlio secondogenito del Sultano…> Walker, Mackenzie e Chiang lo imitarono abbassando il capo, ma, quando lo rialzarono, il principe si era già allontanato. Fecero alcuni i e la scena si ripeté. Stavolta, però, davanti a loro trovarono Sua Altezza il Principe Prabang che si comportò esattamente come il fratello minore. Finalmente riuscirono a
raggiungere la colonna verso la quale erano diretti, ma , a quel punto, risuonò un grande gong. < Sistemiamoci qui accanto alla colonna. Stanno per iniziare gli spettacoli in onore del Sultano…> Spiegò Surwiam. < Chiangdeve raggiungere gli altri servitori, ma voi potete rimanete accanto a me. > Un suono ritmico di camli annunciò la comparsa di un folto gruppo di danzatori e danzatrici che, dopo essersi inchinati davanti al trono, iniziarono a volteggiare con movenze sempre più veloci, scandite dai sonagli appesi alle braccia e alle caviglie. I ballerini si incrociavano con estrema maestria e conclo la propria danza con una vorticosa sarabanda che confuse i colori dei loro variopinti costumi come in un gigantesco caleidoscopio. Terminata l’esibizione, si allontanarono rapidamente ed il loro posto venne occupato da una trentina di giovani guerrieri che, dopo il saluto rituale al Sultano, si disposero su due file contrapposte. Improvvisamente due spade comparvero nelle mani di ogni guerriero che iniziò a duellare con il proprio dirimpettaio scambiandosi colpi sempre più veloci. La rapidità dei movimenti divenne quasi frenetica, e la scherma venne resa ancora più spettacolare dall’esibizione di colpi e tecniche volanti che la resero sempre più emozionante. Infine tutto ebbe un improvviso termine e gli atleti si inchinarono nuovamente verso il Sultano, salutati da numerosi applausi. A quel punto un nuovo gruppo di danzatori fece il proprio ingresso. Alcuni di loro portavano lunghi pali di bambù che stesero per terra ed iniziarono ad aprire e chiudere ritmicamente battendoli anche sul pavimento. Alcune danzatrici si sistemarono accanto ai pali ed iniziarono ad eseguire i di danza infilando ritmicamente le nude caviglie fra i pali e ritirandole prima che finissero intrappolate dai bastoni. Anche durante tale esibizione il ritmo, dapprima abbastanza lento, si fece sempre più rapido e terminò improvvisamente dopo alcuni i condotti a ritmi vertiginosi. L’ultima esibizione venne eseguita da un gruppo di giovani danzatrici che si produssero in una serie di movimenti molto sensuali al suono di struggenti melodie, eseguite con strumenti tipici a corda e a fiato e ritmate da piccoli tamburi, il cui suono scandiva le languide movenze delle fanciulle. Mackenzie si guardò intorno con fare indifferente e notò come gli sguardi dei numerosi uomini presenti seguissero con vivo interesse le mosse e gli sguardi ammiccanti delle danzatrici suscitando occhiate risentite da parte delle dame al loro fianco. Quando la danza terminò e le ragazze sciamarono via, Surwiam disse : < Adesso ci trasferiremo tutti nei giardini esterni e potremo mangiare e bere.
Statemi accanto e non allontanatevi senza avvertirmi…> Uscirono dalla Sala del Trono e si spostarono nei giardini dove grandi tavole imbandite attendevano i cortigiani. < Evitate di mangiare cibi troppo speziati. Stimolano la sete e potrebbero risultarvi indigesti. Consumate solo carni arrosto e frutta e, comunque guardatemi prima di scegliere il cibo. Con gli occhi vi segnalerò se dovrete evitarlo…Intanto continuate a parlarmi piacevolmente e sorridete alle mie battute…vi indicherò i personaggi che vale la pena di conoscere…> Si servirono di spiedini di carne molto gustosi e Surwiam, con l’aria di raccontare amenità, cominciò a presentare i presenti. < Quella bella dama che sta parlando con il Principe Luat è sua madre, la Principessa Kedah, seconda moglie del Rajah, e, si sussurra che fra madre e figlio esista un rapporto anche più…intimo della normale relazione figliale. E’ chiamata la bella perfida perché sarebbe disposta a tutto pur di far andare al potere il figlio…L’altra dama più anziana, di nobile aspetto, vicino al Sultanoè la Principessa Kelantan, sua prima moglie e madre del Principe Prabang. Come il figlio è saggia e buona e si preoccupa del bene dell’isola. Purtroppo i suoi consigli non sono sempre seguiti dal vecchio Sultano. > Si spostarono in un'altra parte dei vasti giardini e si fermarono ad una tavola dove trovarono innumerevoli tipi di bevande. < Assaggiate questo arak! Non è troppo alcolico ed è dissetante. Dovete sapere che, in fondo, sono relativamente pochi i personaggi di Corte che si sono apertamente schierati con uno dei due Principi. La grande maggioranza attende di vedere l’esito finale della battaglia, pronta ad accorrere in soccorso del… vincitore. Alcuni convinti sostenitori di Sua Altezza Prabang, però, sono rappresentati da quel gruppetto di Ufficiali che siedono alla sua tavola laggiù. Quello più vicino al Principe è il Generale Samad, capo dell’esercito, mentre quello dalle larghe spalle è il Colonnello Kampilong comandante della Guardia di Palazzo. Accanto a lui siede l’Ammiraglio Bedang, comandate la flotta del Sultano e l’ultimo ufficiale, di origini giapponesi, è il Colonnello Gempa che è alla testa dei Tanah, un reparto scelto composto di circa cinquecento soldati, ben addestrati e valorosi, ma, purtroppo male armati...> < La flotta, avete detto? > Intervenne Mackenzie interessato. < Il Sultanato
possiede anche una flotta di navi da guerra? > < In teoria, caro amico, solo in teoria! In pratica è composta solo da poche giunche e qualche praho armati con un paio di cannoni antiquati che non spaventano certo i pirati le cui imbarcazioni sono assai più grandi e veloci. La flotta serve al Sultano ed ai suoi dignitari più che altro per fare qualche viaggio di rappresentanza in località non troppo lontane…> < E quel gruppo al tavolo a noi più vicino? > Chiese Walker. < Quelli sono i sostenitori del Principe Luat ! Ci sono alcuni nobili decaduti, qualche giovane rampollo scapestrato di illustri natali, diverse dame di corte che allietano le notti del Principe e dei suoi amici più intimi e…last but not least, come dite voi, due emissari, apparentemente rispettabili, dei pirati. Quello con la benda sull’occhio è Maharat consigliere dell’insaziabile Druanath Shing, mentre il cinese dalle lunghe unghie è Hai Sun Lee anima nera del sanguinario Pool Ni Dun il pirata più potente di tutto lo Stretto. Sono tutte persone estremamente pericolose che attendono pazientemente la morte del Sultano per impadronirsi dell’isola e trasformarla in una specie di nuova Tortuga.(21) Se il Principe Luat riuscirà a diventare il nuovo Sultano, l’Inghilterra sarà obbligata a riconoscerlo ed a venire a patti con lui. E’ troppo scaltro per inimicarsi l’Impero e quindi rispetterà le sue navi, ma per tutti gli altri la vita su quest’isola resterà appesa ad un tenue filo…> Commentò Surwiam sconsolato. Una giovane ancella si avvicinò a loro e si rivolse a Walker e Mackenzie in uno stentato inglese: < La mia padrona, la nobile Sarik, desidera parlare con i due gentiluomini inglesi appena arrivati…> Surwiamsi inchinò e trovò il modo di sussurrare a Walker: < Andate pure, ma fate attenzione perché non si sa da che parte stia veramente… Io vi attenderò qui… > I due europei seguirono l’ancella che li guidò, fuori dai giardini e dalle mura del Palazzo, fino ad una bassa costruzione dalla quale proveniva il suono melodioso di uno strumento a corda. Attraversarono una sala e furono introdotti in una grande camera in penombra. La stanza era abbellita da numerosi tappeti e piccole statue con in centro una specie di divano molto ampio su cui stavano
languidamente semisdraiate due giovani donne. L’ancellasi ritirò con un inchino ed una delle due dame parlò: < Scusate se il mio inglese non è perfetto, ma non lo parlo da parecchio tempo. Il mio nome è Sarike questa è mia cugina Daneh…> < Molto onorati, gentili signore, io sono Robert Walker e questi è il capitano Dirk Mackenzie. Siamo molto lieti di fare la vostra conoscenza e mi permetta di complimentarmi con lei per il suo inglese! A cosa dobbiamo l’onore ed il piacere della vostra chiamata?> < La vita a Corte è assai…monotona e non offre frequenti occasioni di conoscere persone…interessanti che hanno viaggiato per il mondo. Chissà quante cose e quanti popoli avrete visto e conosciuto. Perché non ci raccontate qualche vostra…avventura? La notte è ancora lunga e noi siamo molto…curiose.> Disse con sorriso sfrontatamente ammiccante. < Saremo ben lieti di soddisfare la vostra…curiosità, se potremo. Ma diteci liberamente, cosa vi interesserebbe sapere? > Intervenne Mackenzie. < E’ vero che le donne inglesi sono le più belle del mondo? > Gli rispose Daneh, sporgendosi verso di lui. < Beh…indubbiamente ci sono donne molto belle in Inghilterra…ma, a dir la verità, ve ne sono anche in altre parti del mondo…> Replicò con galanteria il capitano. < Anche qui a Lukam ne avete viste, per caso? > < Certamente. Soprattutto in questo preciso momento…> Sarik e Daneh fecero un sorrisetto compiaciuto e si coprirono il viso con il velo abbassando lievemente il capo. La conversazione proseguì piacevolmente toccando vari argomenti, ma, col trascorrere del tempo, le domande e le risposte finirono con l’assumere toni sempre più confidenziali mentre fra i quattro s’instaurava un’atmosfera d’intimità, sottolineata da sguardi complici ed espressioni ammiccanti sempre più esplicite, favorita anche dall’ora tarda e dalla riservatezza del luogo in cui si trovavano. Ad un tratto le fanciulle si alzarono e Sarikchiese:
< Conoscete il titolo della melodia che stiamo ascoltando? > < No. > Rispose Walker. < Ma la trovo molto dolce e…seducente.> < Infatti si tratta della Danza dell’amore notturno…Se volete possiamo eseguirla per voi per contraccambiare la pazienza con cui avete risposto alle nostre domande…> < Ne saremmo deliziati ed…onorati.> Commentò Mackenzie. Le giovani iniziarono a muoversi al ritmo della danza compiendo movimenti sinuosi ed aggraziati e mettendo in mostra corpi pieni e sodi. Seguendo la languida musica, si univano e si separavano formando figure e assumendo posizioni tanto esplicite da lasciare poco spazio alla fantasia. Eseguivano con naturalezza i apparentemente facili ma che, al contrario, richiedevano consumata perizia e muscoli scattanti e tonici. I loro sguardi ammiccanti incontravano spesso quelli dei due uomini che cominciavano a sentirsi sopraffatti dal desiderio. Alla fine della danza si fermarono ansimando lievemente e si inchinarono davanti agli ospiti che le applaudirono con entusiasmo. < La tradizione vorrebbe che gli spettatori premiassero le danzatrici con un fiore o con un…bacio, ma non sappiamo se i vostri…principi morali ve lo consentano…> Disse Daneh con un leggero ansito . < Mi sono sempre adeguato alle tradizioni dei luoghi dove ero ospitato…specie a quelle di questo tipo…> Esclamò con entusiasmo Mackenzie alzandosi prontamente in piedi. < E poiché al momento mi trovo disgraziatamente sprovvisto di fiori, opto senz’altro per la seconda alternativa.> Sollevò di peso la danzatrice e la premiò con un lungo bacio apionato. Anche Walker si adeguò con entusiasmo alle tradizioni locali e le due coppie finirono allacciate sul divano dove continuarono a scambiarsi effusioni sempre più ardite. Sopraffatti dalla ione si strapparono quasi di dosso gli abiti e cominciarono a misurarsi in giochi erotici che li portarono al massimo dell’eccitazione. Quando le giovani vennero penetrate proruppero in grida e gemiti di piacere che spinsero al massimo la foga erotica dei maschi e, alla fine, giacquero tutti e quattro spossati ed ansimanti sul divano chiazzato da larghe macchie brune. Dopo un ultimo tenero bacio le ragazze cercarono di ricomporsi e di rivestirsi ma Mackenzie le fermò.
< Beh, gentili signore, spero che l’ospitalità di Lukam non si fermi qui ! Non so la vostra, ma la mia…curiosità non è ancora del tutto appagata…Danehè stata… formidabile, ma sono certo che anche Sariksaprebbe cavarsela bene…non credi anche tu Bobby? > < A dir la verità stavo pensando esattamente alla stessa cosa, Dirk, anch’io mi sento ancora…curioso ! > Le due giovani si guardarono con un’espressione sorpresa e compiaciuta, subito seguita da un sorrisetto pieno di malizia. < Se i gentiluomini inglesi si sono cortesemente adattati alle nostre usanze non vedo come potremmo rifiutare di soddisfare la loro…curiosità > Commentò con voce rauca Sariksbarazzandosi dei vestiti e iniziando a baciare voluttuosamente Mackenzie. Quando il secondo round terminò i quattro cominciarono a sentire i postumi di una certa stanchezza. Le ragazze accompagnarono gli uomini alla porta e chiamarono l’ancella perché li guidasse dove li aveva trovati. < Tornerai a trovarmi, capitano? > Chiese baciandolo Sarik. < Non lo so. A me piacerebbe molto, ma non ho idea di quando dovremo ripartire. Siamo qui per commerciare e tutto dipende da quell’avaraccio di Wu Hang Tsu. Potremmo mollare gli ormeggi domani stesso o fra qualche giorno… io sono solo il capitano della nave…chiedilo a Mr. Walker…> < Nemmeno io posso fare previsioni, anche se non penso ci fermeremo a lungo…dobbiamo andare a caricare altre merci a Kuala Lampur…ma anch’io ci terrei a rivedervi. Se organizzerete un nuovo incontro. noi cercheremo in tutti i modi di esserci…> Surwiam li attendeva appisolato su una poltrona russando sonoramente. Quando lo svegliarono si alzò con fatica e disse in tono di rimprovero: < Ma come mai avete tardato tanto? Temevo di non rivedervi più ! Avete avuto qualche contrattempo? > < Non esattamente...> Rispose sbadigliando Walker. < Ci siamo solamente dovuti adattare ad alcune curiose usanze locali…>
< Proprio così ! > Proseguì Mackenzie con un vago sorriso < Sa come dice il proverbio…paese che vai…> Non fecero in tempo a riposare molto e quando si ritrovarono al cospetto di Wu Hang Tsu apparivano entrambi abbastanza provati. Sorbirono in silenzio il tè mattutino ed il cinese li informò. < Questa qualità di tè è molto rinfrancante ed è abitudine consumarla dopo aver speso notevoli energie…Mi auguro ne traiate giovamento e fra poco vi sentiate più …in forze… > Concluse con un sorrisetto. < La ringrazio per la premura…> Rispose Mackenzie. < Ma non stia a preoccuparsi troppo per il suo…capitale. E’ ancora in buono stato! Piuttosto, mi sembra ora di parlare di nuovo con il Principe Prabang…può combinarci un nuovo incontro? > < Potete andare anche subito da lui, Chiang vi sta aspettando…> Questa volta utilizzarono una piccola carrozza chiusa che li portò a grande velocità in una specie di castello isolato fuori città. < Questa è la caserma dei Tanah,-> Spiegò Chiang al loro arrivo. < Troverete Sua Altezza alla palazzina del Comando. > Vennero accompagnati da un robusto Sergente nell’ufficio del Comandante dove trovarono il Principe Prabang in compagnia del suo consigliere Sarong e del Colonnello Gempa. < I miei omaggi, signori…> Disse con un lieve inchino Mackenzie. < Senza ulteriori preamboli, credo sia giunto il momento di esporvi il mio piano…> < Dite pure, capitano,…> Rispose Sarong. < Intanto le presento il Colonnello Gempa, comandante dei Tanah, un Reggimento scelto…> < Composto da soldati valorosi e ben addestrati, ma, purtroppo, male armati…> Terminò Walker con un mezzo sorriso. I tre orientali si scambiarono un’occhiata sorpresa e annuirono in silenzio. < Proprio per tale motivo vi ho fatto consegnare da Wu Hang Tsu tutte le…
Bibbie che avevamo a bordo…> Riprese Mackenzie. < Ritengo anche che sarebbe opportuno tenere questo Reggimento di riserva per servircene solo quando il suo intervento potesse risultare decisivo per le sorti della battaglia… Dovremmo fare in modo di nasconderlo da qualche parte e utilizzarlo solo al momento opportuno…I dettagli di questa operazione vorrei studiarli e deciderli con voi…> < Il piano presenta alcuni rischi, ma mi trova sostanzialmente d’accordo.> Intervenne il Colonnello Gempa. < Cosa ne pensate, Altezza? > < Penso che non sarà facile trovare un luogo dove nascondere cinquecento uomini…Tuttavia dietro le vecchie scuderie della mia residenza estiva ci sono delle antiche costruzioni diroccate e abbandonate da tempo, rese quasi invisibili dalla folta vegetazione che le ha invase. Se ben ricordo, nei pressi si trova anche una piccola fonte di acqua purissima che potrebbe rivelarsi molto utile. Ti ricordi, Sarong, che andavamo là a dissetarci quando eravamo ragazzi ? Non è il luogo ideale per una lunga permanenza…ma per un breve soggiorno potrebbe fare il caso nostro…> < Rammento benissimo il posto, Altezza, e posso condurci il Colonnello oggi stesso,se desiderate. > < Si, mostraglielo assieme alla strada per raggiungerlo…Ma adesso dobbiamo rientrare al più presto a Palazzo…Il Sultano è stato molto male stanotte e temo per la sua vita…Voi signori rimanete pure con il Colonnello e studiate un piano d’azione comune…> Dopo aver pronunciato queste parole, uscì in gran fretta dalla stanza, seguito da Sarong e, poco dopo, uno scalpiccìo di cavalli comunicò agli astanti la partenza del Principe e della sua scorta. Rimasti soli, il Colonnello Gempa, Walker e Mackenzie si misero ad esaminare una mappa dell’isola ed individuarono la zona della residenza estiva del Principe ed il punto approssimativo in cui avrebbero dovuto nascondersi i Tanah. Da quella posizione il Reggimento avrebbe potuto raggiungere, attraverso le boscaglie, l’entrata settentrionale del Palazzo del Sultano con una mezz’ora di marcia forzata. < Sono convinto che i pirati noterebbero subito l’assenza dei Tanah dal campo di battaglia. Perciò fate vestire con le loro uniformi altri soldati e mandate una
cinquantina di veri Tanah assieme agli altri con il compito di confermare la loro presenza ai nemici…Spareremo un razzo rosso e uno bianco, quando sarà il momento di farvi intervenire. State pronti, e cercate di arrivare al più presto possibile…> Si raccomandò Mackenzie. < Ed ora Mr. Walker illustrerà ai suoi uomini il funzionamento e l’uso corretto delle carabine che vi abbiamo fatto avere. > La lezione durò un paio d’ore e fu seguita da prove pratiche sul campo. Alla fine vennero impartite le ultime istruzioni riguardo l’uso delle carabine Spencer. Quindi toccò a Mackenzie rivolgere ai Tanah il sermone finale che venne tradotto istantaneamente alla truppa dal proprio Comandante. < Innanzitutto ricordatevi di non sprecare munizioni! Quelle che vi abbiamo consegnato sono le uniche esistenti da qui all’Inghilterra e non c’è alcuna possibilità di averne altre. Ogni singolo colpo che sparerete dovrà significare un nemico in meno ! Mirate con calma al tronco dei vostri avversari. Non preoccupatevi di doppiare i colpi perché chi si prende in corpo un proiettile calibro 56 perde la voglia di combattere. Se eseguirete del fuoco di fila scegliete accuratamente i bersagli. Dopo le prime scariche cominciate a procedere compatti, senza fermarvi e vedrete i nemici arretrare davanti a voi. Continuate pure a sparare avanzando e, se i pirati si ritireranno, colpiteli alle spalle. In tal modo non riusciranno a riorganizzarsi e li costringerete ad una rotta disordinata. Non concedete quartiere e non fate prigionieri. Le ultime file finiranno i feriti con le armi bianche perché il nostro obiettivo è l’annientamento dei pirati. Rammentate che loro non lascerebbero vivo nessuno di voi, quindi ripagateli con la stessa moneta! Sono sicuro che saprete mostrare il vostro valore, coraggiosi Tanah…Noi ci rivedremo in battaglia! > Un urlo selvaggio sottolineò le sue ultime parole ed i soldati brandirono in alto le loro nuove armi in segno di saluto. I due europei presero congedo dal Colonnello Gempa con una vigorosa stretta di mano e salirono sulla carrozza guidata da Chiang che partì a tutta velocità. < Vedo che ti diverti ad arringare gli uomini eh, Dirk? Forse avresti dovuto fare il predicatore…> Commentò ironico Walker. < Avrei fatto volentieri il predicatore…ma in una chiesa in cui avessero prestato servizio Suor Sarike Suor Daneh! > Rispose con una smorfia divertita Mackenzie. < Per il resto trovo necessario e molto utile infondere ai soldati
fiducia ed entusiasmo…Così si sentiranno più motivati ad affrontare il combattimento e, dopo tutto, non avremo a che fare con una comitiva di chierichetti…> Al termine della corsa trovarono Wu Hang Tsu assai preoccupato. < Brutte notizie da Palazzo! Sembra che il Sultano stia per raggiungere i suoi antenati e, fra poco, qui il suolo comincerà a scottare…> < Vuole trasferirsi a bordo con le sue nipoti? > Chiese Mackenzie. < Non mi aspettavo quest’offerta da lei, capitano…specie in questo momento.> Commentò con espressione sorpresa il vecchio cinese. < E’ riuscito a stupirmi, e le garantisco che non è facile farlo…Vuoi vedere che mio cugino si è sbagliato e la Cerva Bianca non l’ha depredata lei? > < Non si preoccupi per questo, signor mercante ! Io vi ho invitati semplicemente per evitare che corriate rischi eccessivi ed il pensiero mi è venuto spontaneo...In quanto al resto, e che resti fra noi, suo cugino non si è affatto sbagliato…> < Apprezzo anche la sua sincerità, capitano, ma credo che, per il momento, rimarremo qui. La mia casa può essere facilmente trasformata in un fortilizio più difficile da conquistare dello stesso Palazzo del Sultano. Adesso però è meglio che torniate a bordo e vi prepariate al peggio. Se sentirete il suono di un grande gong battuto dieci volte, significherà che il Rajah ha lasciato questo mondo. Da quel momento tenetevi pronti ad ogni eventualità. Comunque saranno necessari almeno un paio di giorni per celebrare le solenni esequie del defunto e riunire il Consiglio per la proclamazione del nuovo Rajah. Poi potrebbe succedere di tutto…> < Forse saremo obbligati a mollare gli ormeggi in fretta e nasconderci da qualche parte. Ma non preoccupatevi. Torneremo a prendervi tutti a tempo debito…se, come diceva lei saremo…ancora vivi! > Saltarono sulla carrozza e Chiang li portò velocemente al porto. Prima di scendere Mackenzie gli raccomandò di tenerlo sempre informato sugli ultimi avvenimenti e, appena arrivati, salirono a bordo dove il capitano chiamò il suo Secondo, Rowley. < Avverta gli uomini di tenersi pronti a salpare in fretta. Rinforzi le guardie
armate e non faccia salire o scendere nessuno senza il mio permesso. Per il momento rimaniamo ormeggiati qui in attesa di notizie .> Quindi andò sotto coperta. Tornato sul ponte, controllò che l’equipaggio fosse pronto a mettersi ai posti di manovra e, imitato da Walker si accese la pipa. < Adesso non ci resta che aspettare…sperando che le cose non si mettano troppo male…> Avevano appena terminato di fumare, quando il suono solenne e lamentosi di un gonginiziò a risuonare sull’isola. La gente si fermò ad ascoltare e, quando i rintocchi terminarono, una confusione indescrivibile si scatenò sul molo. Mackenzie disse all’equipaggio di mantenersi calmo e fece scendere metà degli uomini sotto coperta perché consumassero la cena.
Questioni dinastiche
A Palazzo, i Principi e le Principesse di sangue erano riuniti accanto al grande letto con baldacchino su cui giacevano, rivestite in un ricco costume, le spoglie di Sua Maestà Barisan Siak. Il Gran Cerimoniere di Corte, dopo avergli coperto il viso con un prezioso fazzoletto, gli tolse l’anello regale e lo porse al Principe Prabang. < Perché vuoi consegnarlo a lui, vecchio? > Chiese con insolenza il Principe Luat. < Perché Sua Altezza Prabang è il Principe primogenito…> Rispose con voce tremante il dignitario. < Questo lo sappiamo tutti. Ma sappiamo anche che è il Consiglio che, dopo essersi riunito, deve proclamare il nuovo Rajah. E se decidesse di scegliere me, invece di mio fratello? > < Hai ragione, Luat ! > Disse in tono conciliante Prabang. < Subito dopo i funerali convocheremo il Consiglio e accetteremo le sue decisioni. Ti va bene, fratello? > < Si…così mi va bene! Per ora che l’anello resti nelle mani del Gran Cerimoniere! > I solenni funerali del vecchio Sultano si svolsero la mattina successiva e tutta la popolazione di Barang vi partecipò commossa. La salma di Sua Maestà Barisan Siakvenne, infine, bruciata sopra una grande pira funebre e le sue ceneri, raccolte in una preziosa urna d’oro, vennero tumulate nel tempio di famiglia posto su una collinetta all’interno dei giardini di Palazzo. Dopo due giorni il Consiglio si riunì per la proclamazione del nuovo Rajah. I trenta membri dell’alto consesso presero posto nella grande sala loro riservata e la sessione venne presieduta dal Gran Cerimoniere di Corte. < Le nostre usanze prevedono che la scelta del nuovo Rajah spetti a voi, nobili
Consiglieri ! Abbiamo due candidati: Sua Altezza il Principe Prabang, primogenito del SultanoBarisan Siak e Sua Altezza il Principe Luat, secondogenito del defunto Sultano. Chi vuole, può parlare a favore dei candidati…> Vari Consiglieri presero la parola esprimendosi a favore dell’uno o dell’altro Principe e, alla fine, il numero delle loro preferenze risultò abbastanza equamente spartito fra i due candidati. A quel punto ai Principi venne richiesto di illustrare al Consiglio le loro intenzioni riguardo il futuro dell’isola. Improvvisamente si alzò Luat, sollevando un mormorio di disapprovazione da parte di molti Consiglieriche si aspettavano di udire, per prime, le argomentazioni del fratello maggiore. < Se mi eleggerete vostro Rajah vi farò arricchire tutti! E’ mia intenzione obbligare tutte le navi di aggio a versare una tassa di transito nelle nostre acque. Coloro che rifiuteranno di pagare verranno abbordati e le navi ed il loro carico verranno …confiscati…> < Ma noi non possediamo una flotta in grado di fermare le navi europee! E poi, così facendo, ci inimicheremmo l’Inghilterra…> Osservò un Consigliere alzandosi. < L’Inghilterra verrà a patti con noi perché il suo principale interesse consiste nell’ottenere la certezza che le sue navi possano transitare senza pericolo. E noi, ovviamente dietro un congruo compenso, lo consentiremo. In quanto alla flotta…è vero che non possediamo una flotta da guerra, ma i nostri amici dispongono di parecchie navi armate e sono disposti a metterle al nostro servizio…> Rispose con sicumera Luat. < Amici? Quali amici? > Domandò un altro Consigliere. < I nobili Druanath Shing e Pool Ni Dun! > < Ma quali nobili? Sono solo dei volgari e avidi pirati! > Commentò indignato un terzo Consigliere. < Fai attenzione a ciò che dici, Consigliere! > Disse minaccioso Luat. < Le tue parole potrebbero costarti molto care! Comunque io eleverò alla nobiltà i miei amici, non appena sarò eletto Rajah…>
Il Consiglio cominciò a protestare vivamente a queste parole ed il Gran Cerimoniere faticò a riportare la calma. < Nobili Signori, vi prego, lasciate che il Principe Luat termini il suo discorso… > < Non ho molto altro da aggiungere, ma sarà opportuno che vi convinciate che, comunque, sarò io il vostro nuovo Sultano! E vi garantisco anche che vi converrà eleggere me, perché. in caso contrario prevedo per tutti voi conseguenze assai…spiacevoli! > < Come osi parlare in questo modo ai Consiglieri ? > Gridò indignato il Principe Prabang alzandosi in piedi. < Se tu non fossi mio fratello ti farei arrestare dalle Guardie di Palazzo e gettare in carcere! Da parte mia dichiaro solennemente, innanzitutto, che nessun Consigliere, anche se mi voterà contro, avrà da temere da parte mia. Inoltre vi comunico che intendo mantenere buoni rapporti non solo con l’Inghilterra, ma anche con tutti gli altri paesi che vorranno commerciare con noi e, a tal fine, mi propongo, invece, di proteggere dai pirati tutte le navi in transito. So bene che, purtroppo, non disponiamo di una flotta in grado di competere con quelle dei pirati, ma, se sarà necessario, concederò agli Inglesi un approdo per le loro unità da guerra qui a Lukam…> < Maledetto traditore! > Gli urlò con voce stridula Luat. < Tu vuoi vendere la nostra isola agli Inglesi…> < No, fratello, ti sbagli! Io non voglio vendere niente…Al contrario desidero che ci manteniamo indipendenti come siamo adesso. Ma noi siamo un piccolo Stato e non possiamo metterci in urto con il più grande Impero del mondo o con le altre potenze europee. Io cerco solo il bene e la prosperità della nostra gente e, comunque, penso sia meglio accordarsi con gli Inglesi piuttosto che con dei sanguinari pirati…> Le parole del Principe Prabang furono salutate da un boato di approvazione da parte dei Consiglieri che iniziarono a scandire al suo indirizzo la parola Rajah! Il Gran Cerimoniere scese dal suo scranno e corse a porgergli, con un inchino, l’anello regale. Prabang se lo mise al dito e pronunciò, nell’antica lingua di Barang la formula solenne di giuramento che veniva richiesta ad ogni nuovo Sultano. Quindi impose il silenzio e si rivolse al fratello che era rimasto impietrito e livido accanto a lui.
< Se mi giurerai fedeltà potrai rimanere a Corte con tua madre e manterrete il vostro rango. > < Preferirei morire piuttosto sopportare una tale umiliazione! Ma tanto fra noi due non finirà così! > Rispose torvo Luat. < Potrei farvi uccidere entrambi subito…> Replicò il nuovo Sultano dopo un lungo sospiro. < Ma mi ripugna iniziare il mio regno con un fratricidio. Ricorda però che se a causa vostra a Lukam scorrerà del sangue, tu e tua madre pagherete con la testa la vostra ribellione alla mia autorità ! > Le Guardie di Palazzo si avvicinarono al Principe Luat, ma Prabang le fermò e ordinò loro di lasciar allontanare il fratello. Quando arrivò sulla porta, il secondogenito si girò e urlò con odio: < Me la pagherete! Me la pagherete tutti con la vita! > I Consiglieri si strinsero festanti attorno al loro nuovo Sultano e lo accompagnarono nella Sala delTrono dove Sua Maestà Prabang Siak prese posto sul seggio reale. Dopo un breve discorso di circostanza, congedò i cortigiani, dando loro appuntamento per i festeggiamenti del giorno successivo, e si ritirò nei suoi appartamenti. Qui convocò il proprio Consiglio di Guerra composto dal Generale Samad, dall’Ammiraglio Bedang, dai Colonnelli Kampilong e Gempa e dal Consigliere Sarong. < Qual è la situazione in città, Sarong? > Chiese il Sultano. < Al momento tutto sembra tranquillo, a parte le luminarie ed i fuochi d’artificio che festeggiano l’ascesa al trono di Vostra Maestà…> < E mio fratello? > < E scomparso! Nessuno l’ha più visto dopo il Consiglio…e nemmeno la principessa Kedah si è fatta vedere…> < Non mi piace questa improvvisa sparizione…ma , purtroppo non possiamo farci niente…o, meglio, possiamo farli cercare…> Batté le mani tre volte ed una persona si materializzò davanti a loro. Era un individuo segaligno, dalla pelle scura che si spostava con movenze feline. I suoi vestiti apparivano quelli di un qualsiasi abitante dell’isola, né troppo ricercati, né miseri, ma i suoi occhi erano
penetranti e con un’espressione da rapace. < Amici miei, vi presento Tarwar…E’ stata la mia ombra da quando sono nato e mia madre mi ha affidato a lui quando era ancora un ragazzo. E’ un cacciatore dall’occhio acuto e dai muscoli d’acciaio. Nemmeno tu sapevi della sua esistenza, Sarong, ma in questi anni ha vegliato anche su di te. Oggi gli affido il compito di vedere per me quello che succede all’esterno…Vai, Tarwar, e scopri dove si nasconde mio fratello…> L’uomo fece un profondo inchino e, letteralmente, sparì alla vista dei Consiglieri del Sultano. < Non offendetevi, signori, se non vi ho messo prima al corrente della sua esistenza, ma mia madre mi ha suggerito di tenerlo come ultima risorsa per la mia sicurezza…Adesso sapete chi sia, ma vi assicuro che non sareste in grado di riconoscerlo se lui non lo volesse…> Aggiunse con un sorriso. < Ma torniamo a noi…Colonnello Kampilong, è difendibile il Palazzo? > < Certamente, Maestà…solamente un attacco in forze potrebbe espugnarlo…> < E l’Esercito è pronto a combattere? > < Sono tutti pronti a dare la loro vita per il Sultano, ma purtroppo il loro armamento lascia molto a desiderare. > Affermò il Generale Samad. < Cosa ne direbbe di ricevere cinquecento nuovi fucili? > < Magari! Ma dove li troveremo? > < Li tenevo nascosti di riserva! Non sono proprio nuovissimi, ma sono tutti funzionanti…L’obiettivo primario da difendere resta il Palazzo…Disponete gli uomini in modo che possano intervenire e sostenersi a vicenda in combattimento…> < Cosa deve fare la flotta? > Chiese l’Ammiraglio Bedang. < Esca in mare e pattugli le coste. Il suo compito sarà quello di avvertirci appena possibile dell’arrivo delle navi dei pirati…Adesso potete tornare tutti ai vostri posti di comando meno il Colonnello Gempa che deve chiarirmi una questione… >
Rimasto solo con Sarong e Gempa il Sultano chiese: < I Tanah sono pronti ad eseguire il piano stabilito? > < Anche subito, Maestà! > < Bene! Rimanete sul chi vive…perché potreste dovervi trasferire in ogni momento…E faccia avere all’Esercito i vecchi fucili dei suoi uomini. Ma con discrezione…nessuno, comunque, deve sapere delle Bibbie! > < Agli ordini Maestà! > Rispose Gempa accomiatandosi. < Come utilizzeremo gli inglesi sul brigantino? > Chiese Sarong, una volta soli. < E’ meglio che facciano finta di partire. Andranno ad attendere ordini all’approdo di Azmin. E’ un luogo protetto e discreto ed è difficile che qualcuno si accorga della loro presenza là. Manda da Mackenzie Chiang , il servo di Wu Hang Tsu, con una mappa in modo che possa trovare l’approdo e avvertilo che spareremo un razzo verde quando dovrà entrare in azione…> Il Proteus mollò gli ormeggi la sera stessa e, la mattina successiva, gettò l’ancora presso l’approdo di Azmin. Frattanto per le strade di Lukam cominciò a sfilare il corteo ufficiale che celebrava l’ascesa al trono del nuovo Sultano. Una folla acclamante e festosa faceva ala al aggio di Sua Maestà Prabang Siak e del suo seguito. Gli isolani vestivano i loro abiti migliori e le strade erano ricoperte di fiori di tutti i colori. Scoppi allegri di mortaretti e castagnole sottolineavano la gioia popolare che si esprimeva anche attraverso danze e canti beneauguranti. Il corteo attraversò tutta la città e, quindi, iniziò a tornare indietro dirigendosi verso il Palazzo mentre la popolazione continuava ad esprimere la propria gioia. Ad un tratto, in prossimità del Palazzo, una esplosione, più violenta delle altre, fece traballare l’elefante che portava il baldacchino reale dove avevano preso posto il Sultano, sua madre ed il Gran Cerimoniere di Corte. Un secondo scoppio fece crollare a terra il possente animale che trascinò nella sua caduta gli ospiti che portava sulla schiena. Una rapida serie di colpi d’arma da fuoco investì la testa del corteo ed un terzo boato provocò la morte delle Guardie più vicine al Sultano. Subito intervenne il Colonnello Kampilong che formò, con i propri uomini un vero e proprio cordone attorno al punto in cui il baldacchino reale era caduto. Altri ordigni esplosero tra la folla provocando un caos generale e sollevando dense cortine di fumo.
Diverse braccia sollevarono di peso il Sultano e sua madre e li trasportarono all’interno del Palazzo i cui portoni vennero immediatamente sprangati. Contemporaneamente un rullo di tamburi annunciò l’arrivo delle truppe del Generale Samad che si disposero tutt’intorno al Palazzo imbracciando i fucili. La folla, dopo aver raccolto i numerosi feriti, cercò rifugio nelle proprie case e sul terreno rimasero solamente le spoglie esamini degli sventurati colpiti a morte dalle esplosioni e dagli spari. All’interno del Palazzo, intanto, il Sultano, sua madre e gli altri dignitari, messi in salvo dalle Guardie, vennero esaminati dai medici di Corte. Il Rajah, fortunosamente,aveva riportato solo bruciature e graffi superficiali ma l’anziana Principessa versava in gravi condizioni. Una scheggia le aveva perforato la gola e una pallottola l’aveva colpita al torace. I medici cercarono di rianimarla in tutti i modi, ma, dopo un’ora, il suo cuore cedette e la Principessa Kelantan spirò. Il Sultano, col volto rigato dalle lacrime si chinò sul suo cadavere e la baciò in fronte, poi si rialzò con uno sguardo terribile e ordinò: < Portatemi la mia armatura da guerra! > Indossò una maglia di ferro che gli ricopriva il tronco fino a metà coscia e la completò con un farsetto imbottito finemente istoriato e con gambali e schinieri di spesso cuoio lavorato. Quindi cinse la grande spada ricurva col manico d’avorio e disse: < Giuro solennemente sulle spoglie di mia madre che non smetterò di indossare l’armatura fintanto che non l’avrò vendicata e avrò riportato l’ordine a Lukam...> Si diresse verso l’uscita, ma venne fermato da una giovane donna che si inchinò al suo cospetto e gli disse: < Maestà, concedetemi benignamente l’onore di provvedere ai funerali della Principessa ed a tutte le sue relative pratiche…> < Perché volete accollarvi un compito tanto gravoso? > Chiese turbato Prabang. < Perché la Principessa è stata come una madre per me…ed io l’ho indegnamente amata come tale…> Rispose la giovane con la voce soffocata dal pianto.
Il Sultano la fissò e la riconobbe. < Ma tu sei Muar, la sorella di Sarong…Ricordo che anche mia madre ti amava come una figlia. Si faccia come desideri e…non dimenticherò la tua devozione. > Si diresse nella sala del Consiglio di Guerra dove trovò i suoi collaboratori che gli espressero le loro condoglianze e si congratularono per il suo scampato pericolo. Improvvisamente arrivò un ufficiale della flotta. < Maestà, l’Ammiraglio Bedang mi incarica di informarvi che oltre cinquanta giunchestracariche di armati hanno attraccato ad un approdo a nord est dell’isola. L’Ammiraglio calcola che stiano sbarcando almeno quattromila pirati e che questi possano contare su altri fiancheggiatori sull’isola…> < E noi, quanti uomini abbiamo in tutto? > Chiese il Sultano. < Due reggimenti, per un totale di mille uomini…> Rispose il Generale Samad. < Più trecento Guardie di Palazzo. > Aggiunse il Colonnello Kampilong. < E cinquecento Tanah…>- Concluse Sarong. < Per ora siamo meno della metà dei nostri nemici…e ne potrebbero arrivare altri…> Commentò pensieroso il Sultano. < Bloccate tutte le entrate secondarie del Palazzo in modo tale da rendere impossibile l’ingresso a chiunque… Concentrate gli uomini attorno a quella principale e…speriamo che gli dei ci aiutino…> Dopo aver congedato gli ufficiali, il Sultano ordinò a Sarong di far muovere i Tanah. Non appena il Colonnello Gempa ricevette l’ordine di trasferimento, mosse il suo reggimento nel massimo silenzio per raggiungere le vecchie scuderie del Principe Prabang. Agili pattuglie di Tanah in avanscoperta si sincerarono che la strada fosse sempre libera e sgombra da eventuali intrusi e, quando ne trovarono, li eliminarono silenziosamente senza esitare, fecendone sparire i corpi nelle paludi circostanti. Prima di sera i Tanah si erano già sistemati, invisibili e silenziosi, nei ruderi dietro le scuderie. Il Colonnello Gempa dispose parecchie sentinelle e ordinò ai suoi soldati di non accendere fuochi.
La battaglia per il Palazzo
I pirati, dopo aver preso terra, si riunirono formando tre colonne alle quali si aggiunsero gli isolani favorevoli al Principe Luat. Si trattava in tutto di quasi cinquemila uomini armati per lo più di armi bianche anche se non mancavano quelli in possesso di fucili e pistole per lo più ad avancarica. Inoltre disponevano di una batteria di cinque piccoli cannoni montati su ruote. Al loro comando si mise lo stesso Principe coadiuvato da Druanath Shing e da Sung Wo Dun, figlio di Pool Ni Dun il terribile. Al termine di un consiglio di guerra, decisero di attaccare il Palazzo in più punti per saggiarne le capacità di resistenza. La residenza del Sultano era tutta circondata da alte e spesse mura che non potevano essere abbattute se non da grossi calibri da marina. L’ingresso principale era situato sul lato meridionale ed era protetto da un massiccio doppio portone di legno di tek rinforzato da sbarre di ferro. C’erano però altri tre ingressi che, approssimativamente, corrispondevano ai punti cardinali e che erano difesi da portoni non meno robusti, anche se di dimensioni più ridotte. Inoltre il portone sul lato settentrionale confinava con i campi e le vaste paludi ed, essendo, a causa del terreno circostante, quello meno agevolmente raggiungibile e, quindi, il più facilmente difendibile, risultava, di conseguenza, il meno adatto ad essere sfruttato per un attacco. I pirati suddivisero le proprie forze in tre colonne il cui comando venne affidato rispettivamente al Principe Luat, a Druanath Shing ed a Sung Wo Dun. I tre comandanti concordarono di saggiare le difese del Palazzo sui lati, meridionale, orientale e occidentale, pronti a far confluire le colonne nel punto che si fosse mostrato più debole nel reggere agli attacchi. I cinque piccoli pezzi d’artiglieria vennero a loro volta suddivisi fra gli attaccanti riservandone ben tre al compito di colpire il portone principale della residenza del Sultano, dove avrebbe agito la colonna principale guidata dal Principe Luat. All’interno del Palazzo, invece, il Sultano aveva distribuito le proprie forze a difesa delle quattro entrate rinforzando i portoni con sacchi di sabbia e materiale di ogni tipo. Aveva, inoltre, istituito un servizio di portaordini che si muovevano in groppa a piccoli cavalli ospitati presso le nuove scuderie del Sultano. Ai
soldati fu raccomandato di sparare con calma e di non sprecare i propri colpi in quanto non era possibile riceverne altri nè prevedere la durata dell’assedio. Improvvisamente l’attacco ebbe inizio. I tre pezzi di Luat aprirono il fuoco contemporaneamente contro il portone principale che, però, resistette egregiamente ai colpi. Il Sultano ordinò ai suoi soldati di appostarsi alle feritoie del muro di cinta e di bersagliare con colpi lenti e mirati gli artiglieri dei pirati e coloro che attendevano il momento propizio per irrompere nel palazzo. Ne sortì una nutrita fucileria da cui trassero vantaggio gli assediati i quali, al riparo delle spesse mura di cinta potevano bersagliare i pirati che furono costretti ad arretrare ed a costruire barricate per ripararsi dal fuoco preciso e micidiale dei soldati del Rajah. Il Colonnello Kampilong girava instancabile alle spalle dei fucilierispronandoli a mantenersi freddi e precisi nel colpire i nemici. Ritmicamente, tuttavia, il portone centrale del Palazzo veniva colpito dai piccolo pezzi di artiglieria di Luat il cui effetto cominciava a farsi sentire anche se lo stato dei legni del grande uscio veniva continuamente controllato dall’interno e rinforzato con l’aggiunta di nuove tavole e materassi. Più critica appariva, invece la situazione al portone orientale dove gli uomini della colonna guidata da Sung Wo Dun premevano in modo sempre più deciso sull’ingresso. Il generale Samad in persona venne dal Sultano per chiedergli rinforzi in quanto reputava fosse problematico, per i suoi uomini, resistere ancora per lungo tempo. Prabang, dopo essersi consultato con Kampilong e Sarong, stava per ordinare di spostare qualche centinaio di uomini verso il portone orientale quando la sua attenzione fu attratta da un movimento dietro una tenda. Andò a vedere e si trovò davanti Tarwar che gli disse: < Maestà, non sono riuscito ieri a trovare il Principe Luat, ma poco fa ho visto un nobile suo amico che tirava qualcosa oltre il muro vicino al portone orientale. Ho creduto al principio che si trattasse di una bomba e mi sono gettato a terra. Ma poi ho notato che un Sergente raccoglieva l’involto e lo ava al generale Samad. Questi l’apriva e ne traeva un messaggio che, dopo aver letto, riponeva nella sua giacca. Non ho più perso di vista il Generale che, quindi, dovrebbe avere ancora il messaggio con sè…> Il Sultano tornò al tavolo dove i suoi collaboratori l’attendevano e, dopo aver consultato la grande mappa stesa sul tavolo disse: < Allora siamo d’accordo, Generale. Io le darò gli uomini che mi ha chiesto… ma lei dovrebbe farmi un piccolo favore…>
< Certamente, Maestà! Ma quale? > Chiese Samad trasecolato. < Mi mostri il messaggio che ha nella sua giacca! > Samad impallidì improvvisamente e rimase senza parole. Poi, ripresosi, cominciò a balbettare: < Ma…non comprendo il motivo della sua richiesta, Maestà, e poi…non credo sia importante…> < Lo lasci giudicare a me, Generale! > Gli disse con voce dura il Sultano tendendo il braccio. Samad chinò la testa e lentamente estrasse dalla propria giacca un messaggio spiegazzato che porse al Rajah. Questi lo lesse e, a sua volta, impallidì. < Perché non mi ha detto di averlo ricevuto? > < Perché non volevo che sua Maestà pensasse che voglio tradirla! > < E non lo vuoi, forse? > < Maestà, se lei pensa questo di me, mi lasci tornare dai miei uomini e vedrà che sarò il primo a cadere sotto il fuoco nemico. Se invece preferisce, eccole la mia spada. Può uccidermi lei stesso adesso o chiedermi di farlo. Mi dica solo qual è la sua volontà, ma le giuro, sul mio onore, che non mi ha mai neppure sfiorato il pensiero di tradirla ! > Rispose Samad inginocchiandosi e porgendo la propria spada. Prabang restò in silenzio, meditabondo, quindi si allontanò di alcuni i. Infine tornò davanti al suo Generale che era rimasto inginocchiato e gli disse: < Ti conosco da troppi anni per dubitare di te, Samad. Alzati pure e riprendi la tua spada…Torna pure con i rinforzi dai tuoi soldati…ma, forse, potremo sfruttare il messaggio a nostro favore…> In quel momento fece il proprio ingresso un Capitano della Guardia di Palazzo che annunciò trafelato: < Maestà, l’ingresso occidentale è sotto un duro attacco e necessita di urgenti
rinforzi. Gli uomini di Druanath Shing hanno fatto brillare una mina contro il muro di cinta e potrebbero irrompere nei giardini di Palazzoda un momento all’altro. I soldati e le Guardie stanno facendo del loro meglio per contenerli, ma non so quanto potranno resistere ancora…> Il Sultano appoggiò le mani sul tavolo e abbassò la testa rimanendo in silenzio per qualche secondo. Quindi la rialzò e disse: < Non mi sembra più possibile tenere le posizioni che occupiamo. Dobbiamo fare in modo che i pirati entrino a Palazzo da un solo ingresso per cercare di imbottigliarli e capovolgere la situazione con i nostri rinforzi…Colonnello, si ritiri dal portone centrale e faccia in modo che i pirati credano che le nostre difese stanno cedendo…> < Ma perché, Maestà? > Chiese incredulo Kampilong. < Perché voglio che i nemici si ammassino ed entrino solo dal portone centrale. Intanto preparate una seconda linea di difesa, dopo il portone, all’inizio dei giardini…Andate! > Quindi proseguì rivolgendosi a Samad: < Generale, risponda al messaggio chiedendo molto denaro e dicendosi pronto a far aprire il portone centrale…Quindi, quando vedrà i pirati di Sung Wo Dun convergere in quella direzione, sperando che il nostro trucco funzioni, ripieghi immediatamente anche lei verso le nuove linee di difesa...Anche lei, Capitano faccia come il Generale e si attesti sul fianco sinistro del nostro schieramento…> Quindi chiamò a se Sarong e gli ordinò di correre, assieme a Tarwar all’estremità settentrionale dei giardini e di sparare un razzo verde in direzione dell’approdo di Azmin e uno bianco, assieme ad uno rosso verso le sue vecchie scuderie dove erano in attesa i Tanah. Dopo aver impartito questi ordini, il Sultano si diresse verso le nuove linee di difesa del Palazzo. Non appena Mackenzie scorse il razzo verde, radunò i suoi uomini, che attendevano già pronti ed armati e li fece sbarcare. Lasciò sul Proteus cinque marinai al comando del terzo nostromo Anderson e si incamminò, con il resto dell’equipaggio, verso l’ingresso settentrionale del Palazzo. Cercavano di
procedere speditamente, ma l’ingombro ed il peso delle quattro carronate che avevano portato con loro impediva una marcia veloce. Fortunatamente, dopo circa mezz’ora intravidero una massa di uomini in movimento nella loro stessa direzione e riconobbero, con grande sollievo che si trattava dei Tanah che stavano accorrendo in soccorso del Sultano. Il Colonnello Gempa li salutò cordialmente e ordinò ai suoi uomini di aiutare l’equipaggio del Proteus nel traino delle carronate. Arrivarono sotto le mura dopo una decina di minuti e trovarono ad attenderli Sarong che fece aprire il portone. Mentre attraversavano i giardini cominciarono ad udire i clamori della battaglia che era in pieno svolgimento. Sarong, durante il trasferimento, aveva ragguagliato Mackenzie, Walker e Gempa sugli sviluppi dello scontro e sulla decisione del Sultano di permettere ai pirati di entrare dal portone principale per imbottigliarli ed esporli, tutti ammassati, al fuoco micidiale dei Tanah e delle carronate. I due europei e Gempa fecero fermare i propri uomini in posizione defilata e si recarono a conferire con il Sultano. < Sono molto lieto di vedervi ! > Disse il Rajah Prabang. < Arrivate giusto in tempo per capovolgere la situazione. I pirati sono tutti entrati e stanno premendo per irrompere nel Palazzo…> < Propongo di piazzare immediatamente le carronate…Sono già caricate a mitraglia e spazzeranno via parecchi di quei…gentiluomini…Cercherò di farle sparare almeno un paio di volte…Poi toccherà ai Tanah > Suggerì Mackenzie. < D’accordo, capitano…ma non voglio che nessun pirata lasci il Palazzo…vivo, almeno! > Aggiunse il Sultano. < Quindi, non appena i Tanah entreranno in azione, alcune mie Guardie ed i suoi uomini eranno da un portone laterale ed andranno a bloccare l’uscita principale dall’esterno…Siamo intesi? > < Certamente, Maestà! Mr. Walker ed io li guideremo…> I pirati continuavano a premere mentre il fuoco dei soldati del Sultano andava affievolendosi. Gli aggressori cominciavano a leggere sui viso dei militari lo sconforto e la consapevolezza della loro imminente sconfitta. Si erano battuti valorosamente, fino a quel momento, ma ora appariva chiaro che non sembravano più in grado di sostenere l’impari lotta. I pirati erano in numero troppo superiore e non pareva esserci più alcuna possibilità di fermarli. Ad un certo punto le truppe cominciarono a ritirarsi voltando le spalle ai nemici e cercando rifugio nei giardini. A quella vista i pirati, lanciando urla selvagge di
vittoria, si raccolsero per l’assalto finale e si gettarono all’inseguimento dei soldati che fuggivano disordinatamente. Pochi notarono, nell’euforia del momento, quattro bocche scure che erano improvvisamente comparse al di sopra delle barricate abbandonate dai fuggitivi, ma dopo qualche momento, tutti ebbero modo di rendersi conto della trappola in cui erano caduti. Le nere cavità eruttarono fumo e lampi ed una pioggia di piombo rovente si abbatté sugli assalitori. Le bordate scavarono solchi impressionanti nella massa di uomini che si accingevano a massacrare i difensori del Palazzo e continuarono ad emettere fumo e fiamme finché tutta la zona antistante il portone principale non fu ricoperta di corpi smembrati e dilaniati. Poi i boati smisero di colpo ed un silenzio irreale, rotto solo dalle urla e dai lamenti dei feriti, scese sul Palazzo. I superstiti, che erano comunque, ancora in numero assai superiore agli assediati si raccolsero smarriti e, a quel punto udirono le voci dei loro tre capi: < Hanno finito le munizioni ! Avanti, vendichiamo i nostri compagni e prendiamo il Palazzo…Dopo stermineremo tutti i suoi difensori…> I pirati si rincuorarono e iniziarono a muoversi di nuovo ed a raccogliersi per l’assalto finale. Formarono schiere compatte e si lanciarono urlando all’attacco. Ma, all’improvviso, le barricate si aprirono e ai loro occhi apparve una fila di soldati perfettamente inquadrati che marciavano al ritmo di tamburi. Il rullo cessò improvvisamente ed un urlo belluino fece rizzare i capelli in testa agli assalitori. < Tanah ! > Udirono gridare. E la prima fila si mise in ginocchio. < Tanah ! > Sentirono ancora. E la seconda fila in piedi prese la mira. Quindi i tamburi ripresero a rullare accompagnati dagli spari ritmati delle carabine Spencer che facevano cadere i pirati come fossero grossi birilli. Inutilmente questi cercarono di opporsi ai Tanah che avanzavano compatti e inesorabili facendo fuoco con le loro carabine che sembravano quasi magiche. Nessuna sosta per ricaricare le armi, niente polvere, capsule o palle infilate e pressate con la bacchetta nella bocca dei fucili. Una scarica, quindi un’altra e un altra ancora, e tutto eseguito con movimenti ritmati come in una danza…una danza di morte. Non appena Mackenzie vide questo, si precipitò con i suoi uomini e un gruppo di Guardie all’esterno del Palazzo dove incontrò una cinquantina di nemici
indecisi se entrare o dedicarsi al saccheggio. Li assalirono d’impeto e li uccisero tutti con le armi bianche. Con i vestiti schizzati di sangue, Cutlass dispose gli uomini al suo comando a semicerchio sistemandoli dietro le barricate erette dai pirati stessi per difendersi dai colpi dei soldati nella prima fase della battaglia. Fece recuperare anche i tre pezzi d’artiglieria di Luang che vennero caricati a mitraglia. Quando il portone si spalancò per lasciar uscire un folto gruppo di pirati in fuga disordinata, i tre cannoncini vomitarono una pioggia letale di piombo incandescente che non lasciò loro scampo. I successivi che uscirono isolati o in gruppo furono tutti inesorabilmente abbattuti dal fuoco preciso e micidiale delle Winchester. Ci vollero quasi tre ore prima che dal portone uscissero altre Guardie annunciando che la battaglia era finita. In quel lasso di tempo l’equipaggio del Proteus e le Guardie che erano con loro avevano fatto in tempo a scagliare nell’eternità oltre trecento uomini che tentavano la fuga. Poiché appariva chiaro che la battaglia per il Palazzo era stata vinta, Mackenzie e Walker raccolsero gli uomini dell’equipaggio e si diressero di corsa verso la casa di Wu Hang Tsu per controllare in che condizioni fossero i suoi abitanti. Arrivarono trafelati all’abitazione del mercante e notarono che il portone era stato divelto da un’esplosione. Entrarono con circospezione nel cortile, pieno di fumo disseminato di cadaveri temendo il peggio, ma furono salutati da grida gioiose. Da una porta semidistrutta uscì Chiang, con la fronte bendata, che teneva in una mano una spada e nell’altra una pistola. < Vedo con piacere che state bene, signori, e se siete qui significa che i pirati sono stati sconfitti…> < Si, Chiang, ma come stanno il tuo padrone, le sue nipoti e Mr. Fleming? > < Stiamo tutti bene, capitano…> Rispose con voce gentile Wu comparendo all’improvviso. < Purtroppo non ci è stato possibile arrivare prima…> Intervenne Walker. < Immagino foste impegnati in occupazioni più…pressanti e vi ringrazio di cuore per la vostra premura nei nostri confronti…ma, fortunatamente anche per stavolta gli dei hanno vegliato su di noi…Ma, vi prego, entrate e bevete qualcosa con me…Sono questi gli uomini del suo equipaggio, capitano? > Chiese il vecchio cinese squadrando ammirato i nerboruti marinai, imbrattati di sangue, al seguito di Mackenzie.
< Si, Signor Wu…questa è la mia ciurma…i migliori marinai del mondo…> Affermò Cutlass con orgoglio. < Non stento a crederlo, capitano, chiunque si sentirebbe al sicuro sotto la protezione di uomini del genere. E questi, immagino siano i suoi Ufficiali… > < Si, mi permetta di presentarle il mio Secondo, Rowley ed il Terzo, Granger, entrambi ottimi Ufficiali sotto ogni punto di vista…E questi sono i Nostromi Bard e Anselm, veri pilastri del Proteus…E tutti gli altri che formano un equipaggio veramente eccezionale…> < Sono molto onorato di fare la vostra conoscenza, signori, e adesso se volete seguirmi…berremo qualcosa insieme…> Gli uomini furono fatti accomodare su lunghe panche in un cortile interno, mentre Mackenzie, Walker e i due Ufficiali sedettero ad un tavolo con il padrone di casa. < Avete avuto problemi nella difesa della vostra casa? > Chiese Walker. < Abbastanza! > Rispose Wu < Ma, fortunatamente i pirati non erano troppo numerosi ed abbiamo potuto difenderci con successo, anche se diversi dei miei servi sono rimasti uccisi o feriti…Ma anche i nostri nemici hanno dovuto subire pesanti perdite…> Precisò con un sorrisetto.< E le sue nipoti? > < Sono un po’ spaventate, ma stanno bene…come anche Mr. Fleming…Ah, eccoli che arrivano tutti insieme…> Bai e Tsai fecero il loro ingresso, seguite da Mr. Fleming che si appoggiava ad un bastone ed aveva ancora la testa fasciata. I quattro europei si alzarono all’ingresso delle giovani donne e a Mackenzie non sfuggirono le occhiate ammirate che i suoi Ufficiali lanciarono alle nipoti del mercante. Fleming si avvicinò al tavolo e disse: < Signori, desidero ringraziarvi tutti per quello che avete fatto per me. Senza il vostro aiuto non sarei ancora vivo, ma in particolare voglio esprimere la mia riconoscenza al signor Wu Hang Tsu ed alle sue nipoti che mi hanno premurosamente assistito. Né io né il mio Paese potremo mai dimenticarlo…
Domani stesso andrò a Corte a rendere omaggio al nuovo Sultano e stenderò il mio rapporto per Sir Lowell…> Mentre Fleming stava parlando, Mackenzie notò come Bai continuasse a fissarlo con un’espressione mista di timore e interesse, ma evitò ostentatamente di rispondere al suo sguardo e fece finta di niente. Poi arrivarono dei servi con le bevande e tutti brindarono alla salute del Sultano e dell’Imperatrice Vittoria. Quindi Mackenzie e Walker presero congedo ripromettendosi di tornare il giorno successivo per accompagnare Fleming a Corte e si allontanarono con il loro numeroso seguito. Usciti dalla casa del mercante Mackenzie e Walker si guardarono: < Non penso che adesso a Palazzo abbiano bisogno di noi due. Perché non andiamo a dare un rapido saluto alla nostre amiche ? > < Rapido? Come quello dell’altra volta? > < Chissà…non bisogna mai mettere limiti alla provvidenza…> Commentò Walker sorridendo. Si sbrigarono per raggiungere l’abitazione delle due ragazze, contando di congedare la ciurma del Proteus una volta sul posto, ma quando giunsero nei pressi della loro casa notarono che davanti all’ingresso stazionavano un gruppetto di Guardie ed alcuni uomini. Un ufficiale venne loro incontro e li salutò rispettosamente. < Dove sono le signorine Sarik e Daneh? > < Sono dentro ! > Rispose l’uomo mestamente. < Possiamo vederle? > L’ufficiale con un leggero inchino li lasciò are. Appena entrarono, si resero subito conto che la casa era stata assalita e depredata. Al suo interno tutto era stato distrutto o rovinato e sembrava fosse stata investita da un ciclone. Arrivarono nella camera in cui si erano trattenuti con le giovani ed uno spettacolo raccapricciante si presentò ai loro occhi. Sarik e Daneh giacevano scomposte sul divano, senza abiti e con i corpi orribilmente martoriati. Erano state selvaggiamente violentate e torturate ed i due uomini dovettero distogliere
gli sguardi dai loro miseri resti. Il dottor Ackland, che era sopraggiunto per prestare la sua opera, restò senza parole. Le ricoprirono premurosamente con dei lenzuoli e uscirono con un groppo alla gola. < Chi è stato? > Chiese Mackenzie all’ufficiale. < Quegli uomini laggiù! Li abbiamo catturati mentre ancora infierivano sui loro corpi…> Mackenzie si avvicinò al gruppo di cinque uomini che stavano seduti sui talloni con le braccia legate dietro la schiena. Erano pirati e apparivano tutti ubriachi. < Perché l’hai fatto ? > Fece chiedere al più vicino. < Dice che l’ha fatto perché aveva voglia di…divertirsi…> Tradusse l’ufficiale. < Oh, il povero capitano è addolorato per la perdita delle sue puttane…> Disse una voce sgraziata.Mackenzie si avvicinò all’uomo e riconobbe Hai Sun Lee, il fidato consigliere di Pool Ni Dun il terribile. < Hai partecipato anche tu ? > Gli chiese con voce tranquilla. < Certo ! Anzi io, come dite voi, ho diretto le operazioni…> Rispose con una risatina compiaciuta. < Questo ti costerà la testa…> < Tanto il Sultano me l’avrebbe fatta tagliare lo stesso…> < Allora ti costerà…il culo ! > Concluse Mackenzie senza scomporsi. Quindi si rivolse all’ufficiale: < Impalateli tutti! (22) > Ordinò. < Adesso, capitano? > < Si, subito…e starò qui fino alla fine ! > L’ufficiale impartì alcuni ordini secchi e le Guardie si accinsero ad eseguirli,
mentre i prigionieri, resisi conto del terribile supplizio a cui erano destinati, cominciarono ad urlare e piangere chiedendo pietà. < Se vuoi, puoi andartene Bobby, non sarà uno spettacolo piacevole…> < Nemmeno la loro morte lo è stata, Dirk…> Rispose Walker a denti stretti. Ed effettivamente non fu un bello spettacolo. Quando i pali uscirono dalle bocche dei pirati, Mackenzie ordinò che i corpi fossero lasciati sul posto come monito, diede alcune monete alle Guardie, salutò l’ufficiale e si diresse, assieme a Walker ed al loro seguito, verso il Palazzo del Sultano.
Pool Ni Dun il Terribile
L’interno del Palazzo sembrava un mattatoio. Il pavimento dell’ampia zona in cui si era svolta la battaglia era interamente ricoperto da una spessa poltiglia di sangue ed i soldati stavano obbligando i numerosi pirati superstiti a buttare le centinaia di cadaveri degli assalitori su carri trainati da buoi che, attraversando i giardini, si dirigevano lentamente verso il portone settentrionale. Sulle terre che fiancheggiavano le paludi, altri pirati superstiti, attentamente sorvegliati dalle Guardiee dai Tanah, avevano cominciato ad erigere imponenti pire sulle quali accatastavano i corpi dei loro compagni caduti. Quando non era più possibile aggiungere altri cadaveri alle cataste formate, queste venivano cosparse di sostanze infiammabili e, quindi, incendiate. Il lezzo di carne bruciata ed il denso fumo sprigionato dai roghi rendevano l’aria irrespirabile e tutti i presenti dovevano proteggersi la bocca ed il naso con stracci e bendature di vario tipo. Nemmeno il calare delle tenebre interruppe l’attività dei prigionieri che continuarono a muoversi al riverbero delle fiamme, simili a creature infernali. Il Principe Luat, sua madre, Kedah, Druanath Shing e Sung Wo Dun, subito dopo la loro cattura, vennero condannati a morte e salirono sul patibolo eretto in gran fretta nei giardini del Palazzo dove il Carnefice di Corte mozzò le loro teste con la sua grande spada ricurva. Tre giorni e due notti durò l’opera di sgombero delle salme e, alla fine, numerose montagnole di cenere rappresentarono tutto ciò che rimaneva di una massa imponente di pirati che avevano osato sfidare il Sultano di Barang. Parecchi prigionieri morirono per le ferite riportate o perché stremati dallo spossante lavoro a cui erano stati sottoposti, ma ne rimasero vivi circa quattrocento. Poiché il Sultano non riteneva possibile nè mantenerli sull’isola né farli impiccare tutti, li vendette come schiavi ad un vicino Rajah che intendeva utilizzarli come lavoratori coatti nelle sue miniere di stagno. Una piccola flotta di giunche venne a prelevarli e Barang si liberò per sempre della loro ingombrante presenza. La pace sembrava finalmente tornata a Lukam ed il Sultano dispensò onori e ricompense a tutti coloro che l’avevano sostenuto. Decise anche di sposarsi e
scelse, come consorte la nobile Muar, sorella del fido Sarong che venne nominato Primo Consigliere. Le nozze furono celebrate con grande magnificenza e Fleming, Walker e Mackenzie presero posto fra gli invitati d’onore. Naturalmente, accanto a loro sedevano anche Surwiam, nuovo Gran Cerimoniere e Wu Hang Tsu che era stato elevato alla nobiltà. Anche le sue nipoti presenziarono all’evento suscitando l’ammirazione di parecchi giovani e meno giovani cortigiani. Alla fine della lunga e complessa cerimonia, gli invitati si sparpagliarono nei giardini dove furono serviti abbondanti rinfreschi. Walker e Mackenzie si appartarono per fumare tranquillamente e si trovarono improvvisamente davanti Bai e Tsai. < Illustri signori…> Iniziò Bai con voce deliziosamente cantilenante. < Perdonate la nostra impertinenza, ma desideravamo ringraziarvi per esservi preoccupati per la sorte del nostro amato zio e per…la nostra e anche…per aver punito i feroci assassini responsabili della terribile morte delle nostre amiche…> < Quali amiche ? > Chiese Walker con un certo imbarazzo. < Le nobili Sarik e Daneh ! > < Ma voi…le conoscevate ? > Chiese al colmo dello stupore Mackenzie. < Certamente. > Rispose Tsai con la stessa cantilena della sorella. < Abbiamo studiato assieme a Calcutta presso le Monache…> < Le…Monache ? > Chiese incredulo Walker. < Accidenti Dirk, avevi proprio ragione quando parlavi di diventare predicatore…> Concluse con un malcelato sorriso. < Predicatore ? Non capisco…il capitano è un…religioso? > < Si…ma a modo suo…> Commentò ammiccando Walker. < State scherzando…immagino…> Aggiunse Bai un pò risentita. < Sicuro! E vi prego di scusare Mr. Walker…Forse ha esagerato con l’arak ed è un po’…su di giri…> La tranquillizzò Mackenzie. < Il fatto è che non immaginavamo che le vostre amiche avessero studiato dalle…Monache. Ecco tutto…>
< Se è per questo anche noi abbiamo fatto i loro stessi studi…> Intervenne Tsai fissando Walker con uno sguardo malizioso. < Beh…non mi sembra il caso di approfondire…> Borbottò Mackenzie confuso. < Perché, capitano, la imbarazza, forse, parlare dei nostri…studi ? > Chiese con uno strano sorriso Bai. < No di certo ! Ma non sono del tutto sicuro che il vostro onorevole e nobile zio approverebbe l’approfondimento di certi…argomenti…> < L’onorevole zio si preoccupa della nostra incolumità e voi avete preso l’impegno di proteggerci, se necessario. Siamo quindi certe di non correre rischi di alcun tipo in compagnia di gentiluomini come voi…e, pertanto riteniamo di poter parlare liberamente… non è forse così ? > < Sicuramente…Allora, diteci, che tipo di studi avete fatto? > < Abbiamo studiato inglese, se e spagnolo, filosofia…> Iniziò Bai. < Scienze, matematica, geometria…> Proseguì Tsai. < Recitazione, canto e…danza…> < Danza ? > Chiese aggrottando la fronte Mackenzie. < Certo. Danza…di tutti i tipi…soprattutto danze locali…> < Anche quella…come si chiama ? La…danza notturna ? > Domandò Walker a mezza voce. < Intende riferirsi alla Danza dell’amore notturno, per caso, Mr. Walker ? > Domandò insinuante Tsai. < Si…penso si chiami proprio così ! > < Certamente ! Ce l’ha insegnata Sorella Sonal ! > < Ve l’ha insegnata una Monaca !? > Sbottò strabiliato Mackenzie. Bai e Tsai scoppiarono in una risata divertita.
< Sicuro…una Monaca Indù…Signori…> Iniziò Bai < Mi pare stiate dimenticando che qui non siamo in Europa. Lo scopo principale di una donna orientale è quello di compiacere in tutto e per tutto il suo sposo. La sposa deve saperlo…soddisfare in tutti i modi, se è una buona moglie. Non esistono vincoli o limitazioni all’interno del matrimonio e l’unica cosa che importa è riuscire ad esprimere al massimo grado l’amore reciproco…in tutte le sue forme ! Le nostre usanze e le nostre religioni ammettono tutto questo, anzi, in certi casi, lo prescrivono…Del resto, capitano lei stesso ha detto…paese che vai…> < Ma chi ve lo ha riferito ?> Chiese allibito Mackenzie. < Le vostre ombre ! Quando Wing e Chun hanno fatto il loro rapporto allo zio, noi abbiamo origliato dietro una tenda e…abbiamo saputo tutto ! > Rispose Bai con un allegro sorriso. < Tutto…tutto ? > Mormorò Walker. < Ogni cosa ! > Affermò Tsai divertita. < Quindi ci considererete due…libertini di cui diffidare…> Commentò Mackenzie. < E perché mai ? Conoscevamo bene Sarik e Daneh e, inoltre, sappiamo anche che voi non le avete né cercate né tantomeno forzate…Ci sembra del tutto naturale che due…giovani uomini si siano comportati come voi…Anzi…a dir la verità…ci saremmo stupite molto di più se non aveste mostrato alcun interesse per loro…> Spiegò Bai. < Ma, fortunatamente, vi siete mostrati, come dire,…all’altezza della situazione…> Puntualizzò Tsai nascondendo il viso dietro il ventaglio. < Perché…fortunatamente ? > Intervenne stupito Walker. < Perché…per noi…> Iniziò titubante Bai fulminando la sorella con un’occhiata di riprovazione. Ma non potè continuare perché Il suono cupo di un gong battuto più volte la fece sobbalzare. Sul volto delle sorelle apparve un’espressione di sgomento. < Questo è un segnale di pericolo ! Dobbiamo andare ! > Concluse allarmata
Bai. Tornarono rapidamente all’interno del Palazzo e, in mezzo alla confusione generale, Walker e Mackenzie notarono Fleming che confabulava con Wu Hang Tsu. Chiesero all’Agente inglese il motivo di tanta agitazione e lui rispose : < Hanno segnalato, da un’isola vicina, il aggio di un’enorme flotta di giunche diretta qui. Sicuramente si tratta di Pool Ni Dun il terribile che vorrà vendicare la morte del figlio. Devo vedere immediatamente il Sultano…> E sparì dalla loro vista. Wu si avvicinò ai due europei e disse a mezza voce: < Forse, signori, adesso è giunto il momento di tener fede al vostro impegno riguardante le mie nipoti…> < Certamente…non appena Mr. Fleming ci darà l’ordine di salpare! > < In tal caso è meglio che andiamo subito da lui …> Quando i tre uomini arrivarono davanti alla grande porta della sala del Consiglio di Guerra, vennero bloccati dalla Guardie, ma un ufficiale intervenne prontamente e li fece are. < Vi aspettavo…> Esordì il Sultano. < Intendo affidarvi una missione molto importante e…delicata…Quando Pool Ni Dun sbarcherà con i suoi uomini tutta Lukam verrà messa a ferro e fuoco e solo il Palazzo avrà qualche probabilità di resistere…almeno per un certo tempo. Io non voglio e non posso abbandonare la mia gente e resterò qui, ma desidero che la mia consorte, la Principessa Muar, il Gran Cerimoniere Surwiam, che porterà con se i più importanti documenti del Sultanato, ele due nipoti del nobile Wu Hang Tsu, che assisteranno la Principessa, si imbarchino sul Proteus. Lo stesso farà Mr. Fleming che, in tal modo, potrà spiegare a Sir Lowell tutti gli avvenimenti accaduti recentemente qui. Questa è la mia volontà. Adesso preparatevi tutti a partire al più presto! > < Maestà…> Disse Mackenzie. < Vorrei lasciarvi qui le nostre armi…Potrebbero farvi comodo…> < La ringrazio per il pensiero, capitano, ma penso sia meglio le teniate con voi perchè potrebbero servirvi ! Ah…un’ultima cosa…imbarcherete i eggeri
domani all’alba all’approdo di Azmin e…buona fortuna ! > Walker e Mackenzie tornarono immediatamente a bordo ed il capitano ordinò di mollare gli ormeggi. Alle prime luci del mattino successivo il Proteus prese a bordo i eggeri e si diresse al largo facendo rotta verso Port Blair. Le signore si sistemarono nella cabina di Mackenzie, mentre Fleming, e Surwiam occuparono quella degli ufficiali i quali, a loro volta trovarono una sistemazione provvisoria negli alloggi dell’equipaggio. Prima di mezzogiorno una vedetta segnalò la presenza di due grosse giunche che incrociavano davanti a loro. < Sono senz’altro dei pirati ! > Commentò il capitano. < Sono troppo grandi per essere solo dei mercantili. Mostriamo di credere che lo siano, ma avvertite gli uomini di prepararsi al combattimento. Le signore si ritirino nella mia cabina e non si muovano di là per nessun motivo. Mandatemi Anderson ed il Dottor Ackland ! > Quando i due uomini arrivarono, li prese in disparte e disse loro: < Prendete due uomini e piazzatevi davanti alla mia cabina. Se i pirati dovessero salire a bordo difendete le signore fin che potete, ma se sarete sul punto di soccombere…entrate e uccidetele ! > < Ma è impazzito, capitano ?! > Chiese Ackland strabuzzando gli occhi. < Dottore…Ha visto anche lei com’erano ridotte le due ragazze che abbiamo trovato in quella casa…Crede veramente che per le nostre ospiti sarebbe meglio cadere vive nelle mani dei pirati ? > < No…Purtroppo temo che lei abbia ragione, capitano! > Ammise Ackland amaramente. La maggior parte degli uomini del Proteus si nascosero dietro le murate mentre gli altri si davano da fare con le manovre, apparentemente incuranti della presenza delle giunche che si avvicinavano sempre più. Per rendere ancor più credibile la mancanza di sospetti verso le imbarcazioni dei pirati, sul Proteus venne fatta suonare la campana della chiamata alla mensa. Scrutando, ben nascosti, con i cannocchiali, gli ufficiali del Proteus cercavano di individuare eventuali pezzi d’artiglieria presenti sulle giunche ma, con loro grande sollievo, non ne scoprirono alcuno. Questo, tuttavia, non eliminava il pericolo costituito dalle grosse imbarcazioniperché, in caso di abbordaggio, il Proteus si sarebbe
trovato in serie difficoltà. Mackenzie ordinò una leggera accostata a sinistra per scoprire le intenzioni degli avversari e, infatti, anche le giunche si spostarono lievemente nella stessa direzione. Arrivati ad un centinaio di metri dalle navi dei pirati, fece effettuare un’improvvisa accostataa dritta. Le giunche, nel tentativo di seguire i movimenti del Proteus effettuarono la medesima manovra lasciando, in tal modo uno spazio fra di loro. A quel punto Mackenzie fece sciogliere tutte le vele e si infilò con decisione nel varco fra le due giunche. Contemporaneamente fece piazzare le proprie carronate, due per lato, e ordinò all’equipaggio di aprire il fuoco mirando soprattutto ai timonieri. Il gabbiere Jones, appollaiato come una scimmia sul pennone più alto, centrò in piena fronte, con la propria Winchester, il timoniere della giunca di sinistra che sbandò lievemente permettendo al Proteus di affiancarla. I colpi di due carronate, caricate a palla, disalberarono la giuncail cui equipaggio, però rispose con un rabbioso fuoco di fucileria ferendo diversi marinai e uccidendone due. L’altra giunca si buttò in avanti cercando di speronare il brigantino, ma Moko, incurante del rischio, salì sulla murata e diresse la sua carronata in modo tale da colpire la giuncaproprio all’altezza della sua linea di galleggiamento. La nave si appruò cominciando ad imbarcare acqua e, a quel punto si beccò anche il colpo a mitraglia della seconda carronata che spazzò il ponte. Quindi il brigantino, inseguito vanamente dai colpi di fucile dei pirati si allontanò dal luogo dello scontro senza essere inseguito. Purtroppo tre membri dell’equipaggio erano rimasti uccisi e due, dei dieci feriti, versavano in gravi condizioni. Il dottor Ackland accorse a prestare le sue cure e fu necessario amputare il braccio sinistro del gabbiere Jones, colpito più volte. Dopo l’intervento Mackenzie andò a trovarlo. < Ti fa molto male, Jones ? > < Più del braccio, mi fa male il pensiero di non poter più navigare, capitano…> < E perché non dovresti più farlo? > < Chi arruolerebbe un gabbiere senza un braccio…? > < Il capitano Dirk Cutlass Mackenzie ! > < Davvero, capitano…non me lo sta dicendo solo per consolarmi ?> < Ascoltami bene, Jones ! Finché andrò per mare, sulla mia nave ci sarà sempre un posto per te. Ti do la mia parola ! >
< Grazie, capitano ! > Disse Jones con un lungo sospiro e si assopì. La navigazione del Proteus proseguì senza altri intoppi e la notte trascorse tranquilla. Verso metà della mattina successiva una vedetta gridò : < Fumo davanti a noi ! > Mackenzie si precipitò a controllare col proprio cannocchiale e vide diversi pennacchi di fumo comparire all’orizzonte. < Sembra un’intera squadra ! > Commentò. Anche Walker, Fleming e gli Ufficiali furono d’accordo con l’analisi del capitano e Fleming aggiunse: < Fortunatamente il messaggio sembra arrivato in tempo !> < Quale messaggio ? > Chiese sorpreso Walker. < Quello del Sultano che chiedeva l’aiuto della Royal Navy ! > Mackenzie tornò a guardare attraverso le lenti del cannocchiale e vide la sagoma inconfondibile di una nave che faceva sembrare tutte le altre come delle piccole imbarcazioni da diporto. < Il Superb ! > Gridò con entusiasmo. < E’ arrivato anche il Superb ! Adesso per i pirati si mette davvero male ! >
H.M.S. Superb
H.M.S. Superb [23] Le unità della squadra individuarono il Proteus e la torpediniera.(24) H.M.S Penrith, gli si accostò per prelevare Fleming, Walker e Mackenzieche furono, velocemente trasbordati sulla H.M.S. Superb. La squadra navale era al comando del CommodoroVincent Stanleyche volle conferire, innanzitutto con l’Agente Fleming. Alla fine del lungo colloquio, anche Walker e Mackenzie vennero ammessi alla presenza dell’alto ufficiale. < Secondo il rapporto di Mr. Fleming, pare che il vostro comportamento a Lukam sia stato encomiabile e di questo mi compiaccio. Del resto non avevo dubbi sulle qualità di Mr. Walker, mentre su quelle…> E lasciò il discorso in sospeso. < Adesso, speriamo solo di riuscire ad arrivare a Lukam in tempo per salvare la vita del Sultano e per dare una lezione coi fiocchi a quei maledetti pirati. Se volete, voi due potete tornare sul brigantino e seguirci a Barang…> < Veramente…se posso…> Interloquì Mackenzie. < Cosa c’è, adesso ? > Gli rispose il Commodoro in tono brusco, infastidito dall’interruzione,. < Se posso…signore…vorrei chiederle il permesso di rimanere a bordo per partecipare all’azione …> < Impossibile! Dovrebbe ricordare che solamente il personale della Royal Navy può rimanere a bordo di una nave di Sua Maestà durante un’azione di guerra…> < Potrei arruolarmi come marinaio semplice…volontario…> < Ma cosa dice? Questo non è un centro d’arruolamento ! E anche se lo fosse… con i suoi precedenti…se lo può scordare! > Sentenziò seccamente il
Commodoro. Mackenzie abbassò il capo con un lungo sospiro. < Ho capito, signore! Mi scuso per averla importunata con la mia richiesta… Tornerò a bordo del Proteus…> Il Commodoro, senza prestare alcuna attenzione alle parole di Mackenzie, proseguì borbottando, come se parlasse da solo : < No…Come marinaio semplice, non penso avrebbe alcuna possibilità di venire arruolato…Tuttavia, pensandoci bene…forse…potrei autorizzarla a rimanere a bordo come…Ufficiale della Riserva richiamato temporaneamente in servizio. > < Come ha detto, signore ? Temo di non aver capito bene ! > < Si ricordi bene, giovanotto, che la Corona rispetta sempre i termini dei contratti stipulati dai propri funzionari ! Non se lo scordi mai…Tenente! In base al suo accordo con Sir Lowell, lei è stato reintegrato nei ruoli della Riserva con il grado di Tenente di Vascello (25) e quindi può essere impiegato in missioni di guerra, ha capito adesso, o no ?> < Aye, Aye, Sir ! > Replicò Mackenzie con voce stentorea irrigidendosi sull’attenti. < Bene ! Allora non se ne stia lì impalato come un allocco e vada a mettersi in uniforme ! E lo stesso vale anche per lei…Capitano Walker ! > Terminò burbero. < Aye, Aye, Sir ! > Risposero all’unisono i due e, dopo aver eseguito un perfetto saluto d’ordinanza, girarono sui tacchi e si allontanarono velocemente. Rimasto solo con Fleming, il Commodoro versò due abbondanti razioni di whisky, ne offrì una all’Agente e gli disse con una smorfia soddisfatta : < Ecco fatto! Adesso anche quei due lavativi sono sistemati per le feste ! Alla salute di Sua Maestà! > Walker e Mackenzie, appena rivestiti con le loro nuove divise, vennero invitati da un giovane Guardiamarina (26) a seguirlo. Furono accompagnati in quadrato Ufficiali dove trovarono Mr. Fleming, il Commodoro ed altri ufficiali.
< Le informazioni in nostro possesso parlano di una grande flotta di giunche da combattimento in rotta per Lukam. Non sappiamo, però se i pirati abbiano già raggiunto l’isola. Se così fosse intendiamo prima di tutto distruggere tutto il naviglio nemico e quindi sbarcare una consistente aliquota di Royal Marines e di marinai al fine di occupare Lukam e prestare soccorso al Sultano. Il Capitano Walker ed il Tenente Mackenzie, che conoscono bene i luoghi, comanderanno il primo gruppo da sbarco e lo guideranno al Palazzo del Sultano…Un secondo ed un terzo gruppo resteranno in attesa di essere eventualmente impiegati. E’ chiaro ? > < Aye, Aye, Sir ! > Risposero tutti gli ufficiali presenti. < Qualche domanda ? > Riprese il Commodoro. < Signore…se permette…> Intervenne Mackenzie. < Dica pure, Tenente…> < Se i pirati fossero tutti già sbarcati i suoi ordini sono chiari…ma se ve ne fossero ancora a bordo delle navi…suggerirei di procedere come con le anatre selvatiche…> < Si spieghi meglio, Tenente…e mi auguro non abbia voglia di scherzare ! > Disse in tono irritato il Commodoro. < Non mi permetterei mai signore, soprattutto in una simile circostanza ! Vede il punto è che…quando si cacciano le anatre selvatiche, si cerca sempre di non disperdere il branco e di colpirne il maggior numero possibile prima che si accorgano di essere sotto tiro e fuggano in tutte le direzioni…Se noi cominciassimo a colpire le giunche più vicine, le altre avrebbero la possibilità di darsi alla fuga in mare aperto e ci risulterebbe poi molto più difficile affondarle tutte. Se, invece iniziassimo col colpire quelle più lontane, riusciremmo ad evitare la loro dispersione ed avremmo maggiori possibilità di colarle tutte a picco. Penso che le artiglierie del Superb siano in grado di affondare diverse giunche con una sola bordata. Mentre l’incrociatore continuerà a concentrare il proprio fuoco su quelle più lontane, le altre unità della squadra si porteranno sotto quelle più prossime e le distruggeranno cannoneggiandole da breve distanza, affondandole con i siluri o, addirittura, speronandole.> ! Nessun ufficiale commentò le parole di Mackenzie anche se la maggior parte
fece cenni d’approvazione. < Ben pensato, Tenente ! > Commentò infine il Commodoro. < La sua proposta mi aggrada e credo la metteremo in pratica. Signori…prepariamoci ad una ricca battuta di… caccia alle anatre…cinesi ! > Un coro di risate d’approvazione sottolineò le parole del Commodoro, quindi gli ufficiali tornarono alle proprie mansioni. Fleming avvicinò Mackenzie gli disse: < Sto per essere trasbordato sul Proteus. Devo dire qualcosa ai suoi uomini ? > < Consegni al mio Secondo questo biglietto, per favore e ,se crede, racconti pure quello che mi è successo ! > Scrisse un breve messaggio su un foglietto e glielo diede. < C’è scritto che lei svolgerà le mie funzioni e darà gli ordini fino al mio ritorno…> < Grazie per la fiducia, capitano…o, meglio, Tenente ! > La mattina successiva una fitta nebbia gravava sul mare. La squadra inglese tenne la rotta senza ridurre la propria velocità ed improvvisamente la nebbia si dissolse. I contorni delle coste apparvero nitidi e, con loro, la visione di una imponente flotta di giunche che si accalcavano all’ingresso del porto di Lukam dal quale si levava una densa cortina di fumo nero. Diversi battelli, avendo già scaricato i pirati a bordo, si allontanavano dal molo per permettere l’attracco di altre imbarcazioni dalle quali continuavano a sbarcare uomini armati che si disperdevano per l’isola dove numerose abitazioni erano già in fiamme. Le navi britanniche, dopo essersi disposte a ventaglio ai fianchi del Superb procedettero, a tutta forza, verso le giunche più prossime L’incrociatore, invece, si mise in posizione, orientò le proprie artiglierie verso le imbarcazioni più lontane ed aprì il fuoco. Il rombo dei quattro cannoni da 343 e dei sei da 152 fu seguito dal sibilo dei grossi proiettili che, impattando con alcune giunche all’estremità dello schieramento, le disintegrarono istantaneamente. Il Superb proseguì i propri tiri con monotona regolarità falcidiando le navi più lontane e le unità minori della squadra attaccarono ed affondarono inesorabilmente tutte le imbarcazioni che capitavano sotto il loro tiro, mentre i pirati cercavano inutilmente di manovrare le loro giunche per sottrarle ai cannoni, ai siluri ed agli speronamenti della Royal Navy. Dopo un paio d’ore di caccia alle anatre cinesi dell’imponente flotta
raccolta da Pool Ni Dun il terribile, non rimaneva che una decina di giunche che continuavano a tentare disperatamente, ma inutilmente di sganciarsi e guadagnare il mare aperto. Il primo gruppo da sbarco dei Royal Marines, guidato da Walker e Mackenzie, raggiunse l’approdo di Azmin a bordo di numerose lance a vapore. Il portone d’ingresso settentrionale era sbarrato ed alcuni Marines dovettero arrampicarsi sulle mura e calarsi all’interno per aprirlo e consentire l’ingresso degli altri. Avanzarono con cautela lungo i giardini e, arrivati nei pressi del Palazzo, cominciarono ad udire i rumori della battaglia in corso. I due ufficiali fecero fermare i Fucilieri di Marina al riparo di alcuni alberi e, strisciando sul terreno, si avvicinarono per rendersi conto di cosa stesse succedendo. Videro un gruppo di pirati che, dopo averli circondati, assalivano alcuni Tanah i quali erano costretti ad usare i propri fucili come clave, avendo, evidentemente, esaurite le munizioni. Fecero segno ai Marines di avanzare e abbattere tutti i pirati sotto gli occhi attoniti dei Tanah che finalmente li riconobbero e s’inchinarono a ringraziarli riconoscenti. Vennero informati che un ultimo nucleo di resistenza, formato dal Sultano e dai suoi più alti Ufficiali, si trovava all’interno del Palazzo, più precisamente nella Sala del Trono e che era necessario intervenire subito per sottrarli a morte certa. Si precipitarono verso il Palazzo, ma al suo esterno stazionavano parecchi pirati anche loro in attesa di irrompere all’interno. I Marines si disposero su due file ed aprirono il fuoco uccidendo la maggior parte dei nemici. Quindi assalirono i superstiti ed entrarono a forza nella dimora del Sultanofino a raggiungere la grande Sala. Prabang era circondato dai suoi sostenitori più fedeli fra i quali Mackenzie riconobbe Sarong, i Colonnelli Kampilong e Gempa, il Generale Samad ed uno sparuto gruppetto di Guardie e Tanah. Erano tutti impegnati a combattere disperatamente all’arma bianca contro un numero soverchiante di pirati guidati e incitati dallo stesso Pool Ni Dun. L’arrivo dei soldati inglesi fece però comprendere ai pirati che le sorti della battaglia erano mutate e che le loro probabilità di vincerla si erano ridotte a zero! In preda ad un disperato furore, gli assalitori si rigettarono nella mischia consapevoli di non avere, a quel punto, più nulla da perdere. Ai Marines venne ordinato di non utilizzare le armi da fuoco per timore che il Sultano ed i suoi sostenitori potessero rimanere colpiti da qualche pallottola vagante e, di conseguenza, ai militari non rimase altra scelta che caricare alla baionetta. Ne nacque uno scontro confuso e feroce, senza esclusione di colpi e praticato, per di più, in uno spazio chiuso divenuto, d’un tratto, estremamente affollato. All’improvviso Mackenzie notò che Walker si
trovava a in difficoltà contro tre avversari e gli si avvicinò per dargli manforte. Walker scivolò su una pozza di sangue finendo in ginocchio ed uno dei pirati gli fu sopra per infilzarlo. Cutlass gli sparò con la pistola e lo abbatté, ma venne a sua volta assalito e si accorse di avere l’arma scarica. Essendo rimasto senza munizioni, affrontò gli assalitori con la sciabola d’abbordaggio. Trafisse il primo, ma il secondo, un corpulento pirata cinese, gli fu addosso e lo travolse. Finirono a terra e Mackenzie sentì il mefitico alito dell’uomo che cercava di sopraffarlo. Riuscì in qualche modo a scrollarselo di dosso, ma il pirata tornò all’attacco brandendo un kriss malese e cercando di vibrargli un colpo mortale. Cutlass faticosamente bloccò il braccio armato dell’avversario mentre, con la mano destra cercava nello stivale il proprio dirk, il tipico pugnaletto da calza scozzese. Con un ultimo sforzo lo impugnò e lo conficcò nella gola del pirata che stramazzò sopra di lui inondandolo con il suo sangue. Rialzatosi, stremato e con qualche difficoltà, recuperò la sciabola e cercò con lo sguardo Walker. Questi era bloccato da altri due pirati che tentavano di colpirlo con delle corte lance. Fece in tempo ad abbatterne uno proprio mentre l’altro colpiva Walker alla spalla sinistra. Fortunatamente un Marine intervenne e trafisse il feritore con la baionetta. Mackenzie corse ad assistere l’amico ferito ma perse di vista l’uomo che aveva appena colpito il quale, con un ultimo sussulto, gli piantò la propria lancia nella gamba destra. Poi i pirati vennero definitivamente sopraffatti. I Marines strinsero contro una parete gli assalitori rimasti vivi per finirli e, fra questi c’era anche Pool Ni Dun. Un Sergente stava per vibrargli un colpo mortale con la baionetta, ma Mackenzie lo fermò. < No, Sergente ! Quello lo voglio vivo ! Legalo come un salame e portalo qui ! Lo affido alla tua custodia e guai a te se te lo lasci scappare ! > Finalmente anche per il Sultano ed i suoi fidi cessò ogni pericolo. Il Rajah Prabang riconobbe i due europei ed andò da loro. < Benvenuti e…grazie, amici miei ! Ancora una volta vi sono debitore ! Ma vedo che siete feriti ! Forse lo siamo anche noi…Sarà meglio cercare un medico…> < Se mi permette, Maestà, > Commentò Mackenzie. < Consiglierei a tutti voi di rimanere all’interno di questa sala finché tutto il Palazzo non sarà sicuro…In fondo nessuno di noi sembra ferito in modo grave. Manderemo fuori un paio di Marines per vedere com’è la situazione e per chiedere soccorso…>
Così fu fatto e, dopo qualche tempo la porta della Sala venne spalancata per lasciar entrare un folto gruppo di persone. Davanti a tutti c’era il Commodoro Stanley che aveva al proprio fianco Fleming, Surwiam e la Principessa Muar con le sue accompagnatrici. L’alto ufficiale venne presentato da Fleming al Sultano. < Grazie di essere arrivato in tempo, Commodoro! > Gli disse Prabang. < Sarò sempre grato al suo Paese, a lei ed ai suoi valorosi ufficiali per tutto l’aiuto fornitomi. > Il Commodoro rispose con frasi di circostanza ricordando i vincoli di amicizia fra l’Impero ed il Sultanato e, alla fine dei convenevoli, il Dottor Ackland potè finalmente prendersi cura dei feriti. Come giustamente osservato da Mackenzie, nessuno presentava lesioni gravi ed i due più malconci sembravano proprio essere lui e Walker. Vennero medicati, fasciati e ricoverati in una stanza del Palazzo. Dopo una settimana, il Dottor Ackland che veniva a controllare quotidianamente lo stato delle loro ferite, ricordò ai due che necessitavano ancora di riposo assoluto. < Possiamo fumare, almeno? > Chiese Mackenzie con malagrazia. < Sarebbe meglio evitarlo…ma ve lo posso concedere…anzi, ci avevo già pensato! > Rispose il dottore sorridendo e cavando di tasca le loro pipe ed il tabacco. < Ma niente sforzi, whisky o…altro…d’accordo ?> < Altro? > Intervenne Walker torvo. < Di che altro va blaterando?...Qui siamo come in un convento…> < Beh…meglio così ! > Concluse Ackland sornione. < Però potete ricevere visite…> < E a chi volete venga in mente di visitarci ? > Commentò burbero Mackenzie accendendosi la pipa. < Mah…non si può mai sapere…Comunque per me s’è fatto tardi…Arrivederci, signori…> Soggiunse allegramente il Dottore. < Si…quella specie di macellaio se ne va fuori tutto contento e noi ce ne
dobbiamo rimanere qui…in gabbia ! > Sbottò rabbiosamente Walker. Dopo qualche tempo, udirono leggeri colpi alla porta. < Cosa c’è adesso ? Qualche nuovo seccatore ? Avanti ! > Gridò Mackenzie con malagrazia. L’uscio si aprì e Bai e Tsai entrarono con o incerto. Indossavano lunghe tuniche bianche e sui loro visi si leggeva un’espressione di profonda tristezza. < Buon giorno, onorevoli signori…come state ? Scusateci se ci siamo permesse… Se la nostra presenza vi disturba ce ne andiamo subito. > Disse Bai mestamente, abbassando il capo. Walker e Mackenzie si guardarono sorpresi e si alzarono impacciati. < No, ma che dite ? Vi prego di scusare il mio tono ! Non pensavo si trattasse di voi…Anzi, vi siamo molto grati per la visita…Noi stiamo bene adesso… E voi come state…? E vostro zio ? > < Il nostro amato zio non è più fra noi ! > Rispose sconsolata Tsai. < E’ stato ucciso assieme a tutti i servitori e anche la nostra casa è stata distrutta…Non c’è rimasto più niente e adesso siamo anche completamente sole…> < Ci dispiace moltissimo ! > Disse Walker in tono sincero. < E ora…cosa contate di fare ? > < Saremo obbligate a tornare in Cina ! A Canton, probabilmente, dove abbiamo ancora qualche lontano parente…anche se noi non ci vorremmo andare…> < Per quale motivo ? > < Non conosciamo la Cina…non ci abbiamo mai vissuto…inoltre finiremo sotto la tutela di qualche congiunto che, probabilmente, cercherà di combinarci un matrimonio d’interesse…magari con qualche vecchio possidente ! > Aggiunse Bai sconsolata. < Ma voi non potete…far valere la vostra volontà ? > < Noi siamo solo delle povere donne…Purtroppo non spetta a noi decidere. >
Proseguì Tsai. < Ma non volevamo partire senza ringraziarvi ancora una volta per esservi presi cura di noi…Fra qualche giorno verranno a prenderci per condurci lontano da Lukam…Addio, nobili signori…non potremo mai dimenticare ciò che avete fatto per noi…e che gli dei vi siano propizi…> Terminò con la voce rotta dal pianto. Le due giovani si inchinarono un’ultima volta e si allontanarono. I due europei si guardarono imbarazzati senza sapere cosa dire, ma dopo alcuni minuti, Mackenzie ruppe il silenzio. < Certo che quelle due figliole sono proprio disgraziate…> < Già ! Hanno perso lo zio, la loro casa, le loro ricchezze,…una patria…tutto! E hanno davanti un ben triste futuro…Mi spiace molto per loro…E, inoltre, è un vero peccato…> Aggiunse Walker. < Peccato per cosa ? > < Per tutto quello che abbiamo appena detto e poi…ad essere sincero…peccato anche che due belle ragazze come loro finiscano spose a dei vecchi sporcaccioni…Perché, accidenti,…belle lo sono veramente…anche più belle di Sarik e Daneh…Sai, Dirk, io, in fondo, sono una specie di avventuriero e ne ho viste e fatte di tutti i colori…> < E io no, Bobby? Anche più di te…> < Eppure ti garantisco che quando ho visto Tsai con il volto rigato dalle lacrime, gli occhi pieni di tristezza e quell’aria disperata…beh…ti confesso che mi sono sentito…intenerire. > < Ti capisco e ti credo…perché io ho provato la stessa cosa osservando Bai…> < E…se tentassimo di aiutarle…cosa ne dici ? > < Dico che sarei pienamente d’accordo! Ma a chi potremmo rivolgerci…al Sultano…alla Principessa Muar…? > < No…non possiamo disturbarli per cose del genere…Ma potremmo chiedere un consiglio a Surwiam ! Lui è esperto di usi cinesi…forse potrebbe darci una mano…>
< Andiamo allora ! > Indossarono le nuove uniformi appena ricevute e si avviarono lungo i corridoi del Palazzo. Dopo una lunga ricerca scovarono il Gran Cerimoniere in una stanza che gli era stata riservata come ufficio. < Qual buon vento, amici miei ? Sono lieto di vedervi in piedi. Cosa posso fare per voi ? > Walker e Mackenzie gli riferirono della visita di commiato di Bai e Tsai e gli comunicarono la loro intenzione di aiutare le poverette. < Adesso che sono rimaste povere e sole saranno costrette a lasciare Lukam ! > terminò con viva partecipazione Mackenzie. < Questo vi hanno raccontato ? > Domandò Surwiam. < Testualmente ! > Confermò Walker. < Beh, se le cose stanno in questi termini…la situazione mi sembra davvero seria ! > < Ah…mi fa piacere che anche voi vi rendiate conto della situazione ! > < Se è per questo, non potete nemmeno immaginare come comprenda la vostra…posizione…> Aggiunse Surwiam con una stana espressione sul volto. < La nostra posizione ? > Chiese Walker stupito. < Si…la vostra e soprattutto la loro posizione, intendevo dire. Scusatemi, ma il mio inglese, a volte, mi tradisce…Ma, se posso chiederlo, come mai siete tanto interessati alla sorte delle due ragazze cinesi ? > < Così…per…solidarietà umana…Perché ci fanno pena…E anche per riconoscenza verso la memoria del loro defunto zio…> Rispose abbastanza impacciato Walker. < Ahhh…E’ per questo ! Certo sono motivazioni che vi fanno onore…> Commentò con un sorriso comprensivo.
< Insomma, potete aiutarci…cioè…aiutarle? > Chiese con una certa apprensione Mackenzie. < Forse…ci proverò…Ma dovete concedermi un po’ di tempo per…informarmi. Intanto domani immagino assisterete alla cerimonia dell’esecuzione. > < Esecuzione ? Di chi ? > < Ma di Pool Ni Dun il terribile e dei suoi compari! >
Lusinghe orientali
Una grande folla si era accalcata in paziente attesa sul molo per assistere alla pubblica esecuzione dei pirati. Dieci forche erano state erette e accanto a loro sostavano i carnefici in attesa dei condannati. Uno schieramento misto di Guardie di Palazzo, Tanah, Soldati e Royal Marines formava un compatto quadrato attorno ai patiboli a protezione della tribuna dove avrebbero preso posto il Sultano, il Commodoro, le più alte Autorità di Barang e gli ufficiali al loro seguito. Verso metà mattina il portone principale del Palazzo si spalancò ed un drappello di Guardie, perfettamente inquadrate, uscì marciando al ritmo di pifferi e tamburi. Li seguivano alcuni elefanti riccamente addobbati che trasportavano sulla groppa il Sultano e gli altri invitati di riguardo. Il gruppo di personalità, salutato dalla folla con alte grida di giubilo, scese dai pachidermi e prese posto nella tribuna. Alla destra del Sultano sedeva il Commodoro Stanley ed alla sua sinistra il Primo Consigliere Sarong. A fianco del Commodoro si sistemarono gli ufficiali della Royal Navy e, in mezzo a loro, anche Walker, Mackenzie e gli ufficiali del Proteus. Accanto a Sarong presero posto il Gran cerimoniere Surwiam, il Generale Samad ed i Colonnelli Kampilong e Gempa. In posizione più defilata, in seconda fila c’era la Principessa Muar che aveva ai lati Bai e Tsai e tutte indossavano degli sfarzosi abiti di Corte. Quando la tribuna fu piena, un improvviso silenzio calò sul molo. I tamburi iniziarono a rullare e Surwiam si alzò dirigendosi verso un piccolo palco eretto fra la tribuna e le forche. Attese un cenno del Sultano e, ricevutolo, annunciò con voce stentorea : < Conducete i condannati per la lettura della sentenza ! > Un drappello formato da Guardie e Tanah sopraggiunse scortando una lunga fila di uomini incatenati. Erano quasi un centinaio e procedevano a fatica sotto il peso dei ferri. Una volta che furono tutti ammassati, Surwiam spiegò una pergamena e lesse ad alta voce : < Voi siete stati tutti riconosciuti come pirati ! Avete invaso la nostra terra e vi siete macchiati di orrendi delitti. La giustizia del Sultano vi ha giudicato tutti colpevoli e vi ha condannato a morte per impiccagione. I miseri resti dei vostri capi rimarranno appesi ed esposti per qualche tempo a perenne monito di
chiunque volesse tentare nuovamente di violare la pace del nostro mare e della nostra terra ! > Quindi si rivolse ai carnefici e ordinò : < Che la sentenza sia eseguita ! > I pirati vennero portati a gruppi di dieci sotto i cappi che penzolavano dalle forche. Le loro teste vi furono infilate e, ad un segnale del Sultano, vennero tolti gli sgabelli sotto i loro piedi e penzolarono orrendamente dibattendosi negli spasimi della morte. Per ultimi vennero impiccati coloro che li avevano guidato e, fra costoro, c’era anche Pool Ni Dun il terribile. A lui il Gran Cerimoniere del Sultano indirizzò le sue ultime parole. < Popolo di Barang ! Quest’uomo è Pool Ni Dun, detto il terribile a causa della sua smisurata crudeltà. Non gli è bastato aver perso il figlio nell’inutile tentativo di abbattere il Sultano, ed ha voluto cimentarsi lui stesso con il nostro Rajah. Eccolo, adesso, in catene e prossimo alla morte! Pool Ni Dun, possa la tua anima essere tormentata in eterno e tu ricevere la giusta punizione per aver assassinato tanti innocenti ! > Quando lo sgabello venne tolto sotto suoi i piedi un urlo liberatorio di trionfo e di gioia salutò la sua fine. Il corteo regale rientrò con gli ospiti a Palazzo e una grande festa ebbe inizio. Purtroppo non fu possibile ammirare tutti gli spettacoli che avevano colpito Walker e Mackenzie durante la loro prima visita poiché molti degli artisti erano scomparsi durante le ultime battaglie ed i saccheggi e le violenze che ne erano derivati. Tuttavia, anche grazie alla consapevolezza del cessato pericolo, le persone sembravano propense a rivalersi sugli affanni ed i lutti degli ultimi tempi cercando di godersi la vita e le occasioni che questa offriva. Il Sultano ed i suoi ospiti più illustri si erano ritirati in una sala interna ed i giardini del Palazzo erano rimasti a disposizione dei Cortigiani e degli ospiti stranieri, tutti in giovane età, i quali, grazie anche alle abbondanti libagioni, avevano cominciato ad allentare i propri freni inibitori cercando complici intimità fra i folti cespugli che circondavano i vialetti. Walker e Mackenzie, al contrario, si erano ritirati in disparte a fumare le loro pipe ed erano rimasti un bel pezzo meditabondi senza aprire bocca.
< Cosa conti di fare adesso, Dirk ? > < Mah…Domani andrò a bordo e inizierò i preparativi per il viaggio di ritorno… immagino verrai anche tu…> < Senz’altro ! Ma ti confesso che non mi dispiacerebbe tornare da queste parti… > < Anche a me l’idea andrebbe a genio…Ma temo non sarebbe la soluzione ideale…> < E, per quale motivo ? > < Bobby…Devo ammettere che non mi trovo a mio agio a parlare di queste cose…Io sono solo un…rozzo marinaio e non sono abituato a certi discorsi… Non sono proprio portato per le romanticherie che oggi vanno tanto di moda… Ma ho la sensazione che vorremmo tornare qui sperando di ritrovare qualcosa che non ci sarebbe più…> < Qualcosa o…qualcuno ? > < Mettila un po’ come vuoi…Tanto la sostanza non cambia…> < Ho paura che tu abbia ragione, Dirk…la sostanza non cambia affatto…> Tornarono a chiudersi nei propri pensieri, ma ne furono distolti dall’arrivo di un servitore. < Il nobile Surwiam vorrebbe vedervi. Se volete seguirmi, vi accompagnerò da lui…> I due si accodarono al valletto e furono condotti in presenza del Gran Cerimoniere. < Accomodatevi, amici miei…ho delle notizie per voi… > Disse Surwiam con un lungo sospiro. < Dunque...Mi sono interessato a proposito della posizione delle due nobili signorine…Adesso sono tali perché la Principessa Muar le ha fatte elevare alla nobiltà per onorare la memoria dello zio defunto e come riconoscimento per
l’assistenza che le hanno prestato a bordo del Proteus…Mi sono anche informato a proposito delle usanze e delle leggi cinesi riguardanti le giovani donne. Purtroppo quello che vi hanno riferito corrisponde a verità. I loro lontani parenti cinesi potrebbero venire a prenderle in qualsiasi momento per portarle con sé. E, naturalmente, potrebbero anche decidere di darle in sposa ad un marito scelto dalla famiglia…e questo, com’è ovvio, indipendentemente dalla volontà delle fanciulle. Quindi il loro destino è virtualmente segnato…mi spiace, ma è così ! > Walker e Mackenzie si scambiarono un fuggevole sguardo e abbassarono il capo in silenzio. < A meno che…> Proseguì Surwiam. < A meno che ? > Gli fecero eco i due rialzando il capo di scatto. < A meno che non trovino un marito qui…In tal caso la potestà sulle ragazze erebbe ai loro coniugi e le spose sarebbero soggette solamente a loro. A tale proposito ho già iniziato a cercare qualche cortigianolocale disposto a sposarsele…e, vista la loro avvenenza, non mi dovrebbe essere difficile trovarne qualcuno anche oggi stesso…> < Perché proprio qualche cortigiano locale ? > Chiese Mackenzie rabbuiandosi. < Perché le ragazze vorrebbero rimanere qui a Lukam…> < E Bai e Tsai cosa ne pensano di questa sua…bella iniziativa ? > Domandò con voce dura Walker. < Mah…cosa volete che dicano ? A me hanno confidato che, se dipendesse da loro, avrebbero già fatto la loro scelta…Ma, secondo le loro usanze e tradizioni, non possono essere le donne ad…offrirsi in moglie…> < Dove sono adesso ? > Domandò Mackenzie scattando in piedi. < Non saprei…perché…desiderate forse vederle ? > < Io si…e subito ! > Quasi urlò Cutlass. < E io pure ! > Ribadì con lo steso tono di voce Walker.
< Ho capito, ho capito, amici miei ! Le faccio chiamare immediatamente. Ma non irritatevi, vi prego…Non temete…non ve le tocca nessuno…> Aggiunse con un sorriso sornione l’anziano Dignitario. < Dovrebbero solo provarci ! > Commentò con una specie di ringhio Mackenzie. Quando Bai e Tsai entrarono nella stanza, Surwiam chiese di scusarlo perché doveva allontanarsi per sbrigare un affare urgente. Le due fanciulle vestivano abiti meno eleganti di quelli indossati la mattina, ma la loro bellezza non ne soffriva, anzi…Bai fissò Mackenzie con espressione smarrita e gli chiese: < Voleva vedermi, capitano ? > Cutlass la prese per mano e la condusse in un angolo della stanza mentre Walker faceva lo stesso con Tsai. < Si…volevo vederti…perché volevo dirti che…Accidenti ! Io non sono abituato a fare certi discorsi…quindi te lo dirò alla mia maniera e…spero che mi capirai…Dunque…volevo vederti adesso perché…voglio continuare a vederti tutti i giorni…per sempre…Ascoltami...Non sono un uomo ricco e non posso offrirti gli agi a cui eri abituata. Posso solo offrirti il mio nome ed il mio… amore…se accetterai di diventare mia moglie…> Bai lo fissò commossa con gli occhi che le luccicavano e gli rispose : < Se ti degnerai di accogliere questa inutile donna nella tua casa, io ti servirò per sempre…> Rispose inchinandosi ed abbassando il capo. < Ma io non voglio che tu mi serva…io vorrei solo che…magari…col tempo, tu potessi…amarmi…> < Ma io ti amo già ! Ti ho amato fin dalla prima volta che ti ho visto a casa dello zio…io ti amo da sempre … > Rispose con un sorriso dolcissimo e la voce che le tremava. Quando Surwiam rientrò le due coppie erano teneramente abbracciate e faticarono a dividersi. < Non posso lasciarvi soli nemmeno per un attimo eh…ragazzacci inglesi ?! Capitano, mi direbbe ancora…paese che vai…? > Commentò con una allegra
risata. < Beh, se le cose stanno così…Vorrà dire che, adesso, mi toccherà anche organizzare ben due matrimoni a Corte…Eh…Quanto lavoro per questo povero vecchio ! > Bai e Tsai si ritirarono raggianti e Surwiam chiese ai due europei. < Avete pensato a come farete a provvedere al loro mantenimento? Le nobilisignorine sono abituate assai bene…Vestiti, gioielli, servitori e via di seguito…voi non disponete di simili entrate…> < Ci metteremo in commercio…> Rispose allegramente Walker. < Qualcuno ci farà credito e ci procureremo un capitale iniziale…> < Farvi credito ? Ma chi volete che accetti di far credito a due spiantati come voi? Al massimo potreste sperare di ottenere un capitale iniziale dalle vostre future consorti…> < Da quelle due ? > Sghignazzò Mackenzie. < Ma se sono più in bolletta di noi ! > < E qui si sbaglia proprio, caro capitano ! Quelle due, come le ha chiamate lei, sono le due ragazze più ricche di Lukam ! Il loro onorevole zio le ha lasciate eredi di un’immensa fortuna…Loro non ve l’hanno detto prima perché temevano che le poteste chiederle in moglie solo per…interesse…Ah, ah, ah…Io conoscevo bene tutta la storia fin dall’inizio e sono stato al gioco…Ma non prendetevela, amici miei! Voi due siete senz’altro degli intrepidi combattenti, esperti di mare e battaglie, ma, lasciatevelo dire, di donne…soprattutto di donne orientali…non ne sapete un bel niente ! Però non preoccupatevi…avrete tutto il tempo per imparare a conoscerle a fondo…Per il momento, comunque, come dite in simili occasioni dalle vostre parti ? Ah…si…tanti auguri e figli maschi…! >
note
[1] Ministero, creato nel 1858 che si occupava dell’amministrazione coloniale non solo dell’India, ma anche dei territori dell’Africa orientale, dell’Asia centrale e del Sud-est asiatico.
[2] Marina da guerra dell’Impero Britannico.
[3] Grado delle Marine Militari anglosassoni che indica un rango intermedio fra quello di Capitano di Vascello (Colonnello) e quello di Contrammiraglio (Generale di Brigata).
[4] Sir Francis Drake (1540-1596) e Sir Henry Morgan (1635-1688) furono due famosi corsari che agirono per conto dei Sovrani inglesi.
[5] Snello veliero maneggevole di dimensioni contenute dotato di due o tre alberi.
[6] Al vecchio albero maestro.
[7] Unità da guerra di piccolo tonnellaggio armate di cannoni spesso usate dalle potenze navali per condurre azioni di polizia nelle colonie o contro nazioni più deboli al fine di ottenere vantaggi economici o commerciali Tale modo di agire venne,in seguito definito politica delle cannoniere.
[8] Marinaio addetto alla manovra delle vele più alte.
[9] Spazio adibito a mensa o a riunioni.
[10] Struttura sopraelevata dotata di ringhiera che costituisce il ponte di comando di un veliero.
[11] Lettera d’Incarico, emessa da un governo nazionale, che autorizzava la persona designata ad assalire e catturare bastimenti mercantili di una nazione straniera nemica ed a condurre azioni di guerra nei confronti di potenze o gruppi ostili.
[12] Il reverendo Congregazionista Henry Ward Beecher (1813 - 1887), fervente antischiavista, spedì dei fucili Sharps agli abolizionisti nascondendoli dentro delle casse su cui scrisse Bibbie. Vedi anche note (13) e (14).
[13] Così, o Sudisti o Secessionisti o Schiavisti, erano chiamati i sostenitori della causa degli Stati del Sud durante la Guerra Civile Americana (18611865).
[14] Nomignolo dispregiativo attribuito dai Confederati ai Nordisti o Unionisti o, Abolizionisti cioè ai sostenitori della causa degli Stati del Nord. In seguito il termine Yankee ha finito col diventare sinonimo di americano.
[15] La carronata era un tipo di cannone navale ad avancarica a corta gittata, in uso fra il 1779 ed i primi decenni del XIX secolo.In battaglia, la carronata risultava essere più facile da gestire e più veloce da ricaricare e da puntare. Inoltre il suo impiego richiedeva l’intervento di un numero di uomini inferiore a quelli necessari per manovrare un cannone di maggiore lunghezza.
[16] Agli ordini, Signore ! Espressione impiegata dal personale della Marina Militare britannica quando si rivolgeva ai propri superiori. Stava ad indicare la comprensione di un ordine ricevuto.
[17] Conflitti tra L’Impero Cinese e quello Britannico svoltisi dal 1839 al 1842 e dal 1856 al 1860 che costrinsero l’Impero Cinese, sconfitto, a tollerare, sul proprio territorio il commercio dell'oppio importato dalle colonie inglesi ed a cedere ai Britannici il porto di Hong Kong.
[18] William Tranter (1816-1890). Famoso costruttore inglese d’armi da fuoco noto per l’altissima qualità dei suoi prodotti.
[19] Erano bastoni apparentemente innocui, ma che contenevano, al loro interno una lama a doppio taglio che li rendeva utilizzabili come vere e proprie spade. Wilkinson è il nome di una nota ditta inglese, fondata a Londra nel 1772, famosa per l’eccellente qualità delle lame di sua produzione.
[20] Lavoratori cinesi emigrati, spesso tenuti e trattati come schiavi dai loro padroni.
[21] Isola del Mar dei Caraibi che divenne il covo ideale per i pirati chiamati filibustieri e bucanieri .
[22] L'impalamento era un antico metodo di messa a morte di una persona tramite tortura. Aveva alcune varianti e fra queste una consisteva nell'infilzare nell’orifizio anale del condannato un palo di legno appuntito. Il castigato veniva quindi sollevato in posizione verticale ed il palo, fissato nel terreno, provocava una morte lenta e orribilmente dolorosa.
[23] a b Her Majesty Ship : Nave di Sua Maestà. Nave da guerra britannica.
[24] Nave di piccolo tonnellaggio, dai 30 ai 50 metri di lunghezza, armata con tre lanciasiluri e con piccoli cannoni. Era propulsa da motori a vapore e poteva raggiungere una notevole velocità.
[25] Grado di Ufficiale che, in Marina, corrisponde a quello di Capitano nell’Esercito o nei Marines.
[26] Grado di Ufficiale che, in Marina, corrisponde a quello di Sottotenente nell’Esercito o nei Marines.